La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il Piano lavoro della CGIL, tra fondi pensioni e centri commerciali e accordo del 28 giugno



La CGIL ha presentato il suo piano lavoro, che probabilmente verrà adottato dal PD.
Un Piano lavoro che per vari aspetti contiene punti condivisibili, come quella che io ho chiamato in passato l'operazione bonifica Italia, che potrà conferire lavoro temporaneo per qualche anno e nello stesso tempo condurre l'Italia verso uno status di normalità in tema di tutela ambientale e paesaggistica.
Ma i punti critici non mancano.
Non si parla di nazionalizzazione, concetto usato anche da Monti per la Monte dei Paschi di Siena, ma la CGIL non osa.
Parla invece, in modo propositivo, di centri commerciali, che come ben sappiamo hanno determinato la morte delle piccole attività anche artigianali e di buona parte dell'economia italiana, e parla anche di fondi pensioni.
Nella sua relazione di accompagnamento, la Camusso afferma testualmente che: Vogliamo ragionare dei fondi della previdenza complementare, a partire dai fondi contrattuali che, come si è visto in questi giorni, sono fonte di sicurezza per tanti lavoratori associati. La previdenza complementare è risparmio dei lavoratori, un risparmio ancor più essenziale dati i repentini cambiamenti della previdenza pubblica che ne diminuiscono il valore.

E' indiscutibile che questa materia è leggermente, per non dire di più, avvolta dal velo del conflitto di interessi, visto che la CGIL ha interessi diretti e consistenti proprio nel campo della previdenza complementare.

Ma il peggio è dato dall'ennesimo richiamo dell'accordo ammazza libertà e democrazia sindacale del 28 giugno 2011 e sottoscritto solo a settembre. Nel piano lavoro si afferma che Una nuova qualità, un nuovo modello di contrattazione ed un ruolo delle parti sociali Applicazione dell’Accordo Interconfederale del 28 giugno 2011 sul sistema contrattuale a due livelli e che sulla base di un accordo/legge su democrazia e rappresentanza (di cui il 28 giugno definisce le premesse) rinnovare le rappresentanze sindacali elettive nei settori privati e avviare la certificazione della rappresentatività dei soggetti sindacali, sviluppare la democrazia sindacale.

Ma come si può parlare di democrazia sindacale quando quell'accordo stabilisce che la rappresentatività dei lavoratori di una sigla sindacale è misurata dalle deleghe sui contributi sindacali (raccolte dall’Inps e certificate dal Cnel) ponderate dai consensi nelle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie), con lo sbarramento al 5% (se il sindacato non supera questa soglia non è legittimato a negoziare)?
D'altronde e purtroppo ciò accade già nel settore pubblico, come la scuola.
Dove per esempio al sindacalismo di base, che ha migliaia di iscritti, è negata anche la possibilità di convocare assemblea sindacale nel luogo di lavoro durante l’orario di lavoro, solo e perchè non supera quella percentuale.

E questa la chiamate democrazia? Quell'accordo deve definire la premessa della futura democrazia sindacale italiana e della legge sulla rappresentanza?

Ciò è a dir poco aberrante e viola la carta sociale europea, sì proprio quella carta a cui la CGIL si appella per contrastare l'abuso della precarietà in Italia.
Una carta che al punto 1 comma 6 afferma testualmente che Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di negoziare collettivamente.





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