La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

I Marò rientrano a casa per le feste, ma i due pescatori non rientreranno più


La cosa che più di ogni altra mi ha indignato nella nota vicenda dei Marò, è che da Trieste a Castellammare, è stato esposto per lungo tempo sul Palazzo del Municipio uno striscione di solidarietà ai due militari, in linea con il quadro istituzionale italiano, ma neanche una parola è stata espressa verso i due poveri pescatori uccisi.
Ajesh Binki, di 25 anni, e Gelastine, di 45 anni a casa non rientreranno più.
Il Presidente della Repubblica ha dichiarato che "Voi non eravate nell'Oceano Indiano in vacanza - ha osservato il presidente della Repubblica -, ma per tutelare la navigazione dagli assalti della pirateria. Avete fatto il vostro dovere, e in ogni caso il vostro comportamento non può che essere giudicato dalla giustizia italiana".
Il Ministro alla Difesa che i due Marò Saranno in licenza per festeggiare la più importante delle feste religiose per un cattolico, il Natale. E lo potranno fare avvolti dal calore delle loro famiglie. Il governo, tutto il governo, si è battuto per questo risultato. E c'è riuscito. Oggi è un giorno di festa.
Già un giorno di festa.
Non entro nel merito del caso giudiziario, quella è altra storia.
Il punto è che trovo indegna come cosa che le istituzioni italiane, che invocano il senso di umanità dell'India, nelle comunicazioni ufficiali, neanche una parola hanno pronunciato verso le famiglie dei due pescatori.
Vittoria, giorno di festa, senso del dovere?
Vivo un gran senso di nausea.
Ma il popolo indiano deve sapere che il popolo italiano non è così insensibile, deve sapere che esistono migliaia di persone che manifestano vicinanza e solidarietà alle famiglie dei due pescatori.
Che le istituzioni italiane non rappresentano il vero sentire della nostra comunità


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