Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il “maschilismo” dei quiz InValsi




Esistono delle raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (1986; 1993) promosso dalla Presidenza del Consiglio e dalla Commissione per la parità e per le pari opportunità. Si denunciano per esempio residui ideologici di stampo androcentrico, evidenziando gli aspetti più discriminanti nei confronti della donna nel sistema della lingua italiana, e si propone, in dette raccomandazioni, in appendice una serie di suggerimenti mirati appunto a eliminare le dissimmetrie, sostenute anche dalla scuola, più esplicitamente ed espressamente sessiste. Per esempio si suggerisce di evitare il maschile non marcato, e quindi la preferenza per locuzioni come i diritti della persona o diritti umani e non i diritti dell’uomo.

Nei quiz dell'InValsi, in particolar modo nel questionario invasivo dello Studente, in tutti gli ordini e gradi di scuola, cosa emerge?

Dopo aver chiesto allo studente od alla studentessa se è maschio o femmina, dilaga il controsenso.
Per alcune domande si riporterà questa formula: In che mese sei nato/a? In che anno sei nato/a? Sei femmina o maschio?
Ma la “concessione” di una lingua non sessista, finirà presto.
Ecco che la maggior parte delle domande saranno incentrate sul genere maschile, anche se a rispondere saranno delle femmine.
Sei andato all’asilo nido?
Sei andato alla scuola dell’infanzia (scuola materna)?
Se tu non sei nato in Italia, quanti anni avevi quando sei arrivato in Italia?
Pensa alla tua scuola e indica quanto sei soddisfatto.
Pensa ora ai seguenti ambienti della tua scuola e indica quanto sei soddisfatto.

Stesso discorso per le risposte.
Alcune riporteranno sia il genere maschile che femminile,poche in verità, come Disoccupato/a Pensionato/a, altre, la maggior parte, saranno ancora una volta al maschile, come: Imprenditore, proprietario agricolo, Lavoratore in proprio, Non sono stato ,Sono stato aiutato, sfortunato,sforzato.

Una sorta di schizofrenia linguistica.
Che senso ha chiedere se sei maschio o femmina, che senso ha formulare solo alcune domande al maschile e femminile, per poi incentrare il tutto al maschile?




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