L'articolo
21 del Contratto Collettivo nazionale della Scuola è stato
recentemente richiamato dal MIUR con una nota del 25 maggio 2012 il
quale, proprio in tema di diritto alla mensa, ha dovuto
ricordare che il il
diritto alla fruizione del servizio di mensa gratuita riguarda il
personale docente in servizio in ciascuna classe o sezione durante la
refezione. Laddove, per effetto dell’orario di funzionamento
adottato dalle singole scuole, nella sezione risultino presenti
contemporaneamente due insegnanti, entrambi hanno diritto al servizio
di mensa. Nella scuola elementare ne hanno diritto gli insegnanti
assegnati a classi funzionanti a tempo pieno e a classi che svolgano
un orario settimanale delle attività didattiche che prevede rientri
pomeridiani, i quali siano tenuti ad effettuare l’assistenza
educativa alla mensa nell’ambito dell’orario di insegnamento.
Nella scuola media ne hanno diritto i docenti in servizio nelle
classi a tempo prolungato che prevedono l’organizzazione della
mensa, assegnati sulla base dell’orario scolastico alle attività
di interscuola e i docenti incaricati dei compiti di assistenza e
vigilanza sugli alunni per ciascuna classe che attui la
sperimentazione ai sensi dell’art. 278 del decreto legislativo n.
297/94. Il personale ATA di servizio alla mensa usufruisce anch’esso
della mensa gratuita. Ulteriori, eventuali modalità attuative
possono essere definite in sede di contrattazione integrativa
regionale, ferme restando le competenze del MIUR per quanto concerne
le modalità di erogazione dei contributi ai Comuni.)
Ma
cosa accade nella realtà?
L'ANCI
in un documento di ottobre 2012 denunciava che il
contributo ministeriale, nella migliore delle ipotesi, arriva a
coprire il 50 % della spesa sostenuta dai Comuni. Oltre al problema
dei pasti dei docenti, visti gli episodi sempre più frequenti di
esclusione dal servizio mensa degli alunni le cui famiglie non pagano
il servizio ed alla luce delle risorse sempre più scarse a
disposizione dei Comuni, è emerso, per l'ANCI, in modo chiaro che
diventa indispensabile ripensare l’organizzazione del servizio
mensa nelle Scuole .
Il
TAR di Brescia nel 2009 ha stabilito che
la competenza di tale spesa è dello Stato che come datore di
lavoro ha stabilito per il proprio personale la fruizione gratuita
dei pasti pur senza assicurare la necessaria copertura degli oneri
per il rimborso di tali spese ai Comuni erogatori del servizio.
Ma
di fatto nel corso degli anni, specialmente alla luce dei tagli ed in
relazione anche all'aumento del costo dei bei primari, i Comuni
hanno dovuto fronteggiare aumenti del costo del pasto senza un
corrispondente adeguamento del contributo da parte dello Stato.
Cosa
si propone?
Da
un lato un pagamento volontario e simbolico del pasto, che sulla
carta deve essere gratuito, per il personale sopra richiamato, si
propongono menù di scarsa qualità e dall'altro si applicano in
modo rigoroso e fiscale le esclusioni di quei bambini dal diritto
alla mensa i cui genitori non sono più nelle condizioni economiche
di soddisfare il pagamento richiesto.
Perdita
del lavoro, mutui, crisi sociale ed economica destinata a peggiorare,
tagli, mutano il diritto scritto e normato in un qualcosa di
meramente astratto e non applicabile.
Per
invertire rotta si deve pretendere una diversa politica sociale che
tuteli i diritti sociali e non sperperi soldi pubblici in cose
fuorvianti. Il
diritto alla mensa, sia per il personale scolastico che per i bambini
è seriamente a rischio.
Ci
si accorgerà del problema, che esiste ed è reale, solo quando
esploderà la protesta?
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