Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Ogni volta che l'Egitto apre bocca su Giulio, si gonfia il fiume dell'indignazione

Altro che esondazioni del Nilo. Ogni volta che l'Egitto, e per Egitto si intende il sistema di potere che lo rappresenta, dentro e fuori i suoi confini nazionali, apre bocca su Giulio, esondano le acque di quel fiume di rabbia ed indignazione che si gonfiano giorno dopo giorno, ora dopo ora, semplicemente perchè si sta prendendo in giro la dignità di una famiglia a cui è stato strappato nel peggiore dei modi, il proprio figlio, un Paese, al quale è stato sottratto un suo cittadino che non ha saputo tutelare né prima e né durante e né dopo, dai fatti tremendi, diabolici, malefici, accaduti in quel maledetto gennaio e febbraio del 2016 nella terra delle piramidi. Siamo entrati nel terzo anno di questa vicenda. E le parole, fiumi di parole, di convenienza, di stile, di formalità, continuano a perdersi ogni volta che i rappresentanti dei due Paesi si parlano. Eppure una cosa potrebbero farla. Avere la decenza di starsene zitti. Perchè l'Egitto non è interessato a scoprire la verità ed assicurare i colpevoli alla giustizia, ma è interessato ad affermare la sua verità faziosa ed i suoi colpevoli alla sua ingiustizia e l'Italia, o meglio chi la rappresenta, non ostacola questo modo di fare, ad oggi. D'altronde cosa aspettarsi da un Paese che non è riuscito a fare luce e verità piena su vicende come quelle di Moro, sullo stragismo italiano? Un Paese che verrà giudicato dalla storia, così come l'Egitto, ma per una volta si vorrebbe che non fosse la storia, con i suoi tempi biblici, a sancire la verità, per una volta si vorrebbe viverla e conoscerla questa benedetta verità in tempi umanamente accettabili, celeri. Il tempo è fondamentale in tutto ciò, ed i strateghi del male, di quel male che ha conosciuto Giulio e che tanti ancora oggi continuano a vivere sulla propria pelle in Egitto, lo sanno bene quanto sia importate lasciar correre e scorrere la clessidra della non verità, passando da vari artefici, depistaggi, menzogne. Quale senso del pudore si può pretendere da chi violenta i diritti umani quotidianamente? Ed allora Italia ed Egitto continueranno a cullarsi in quei rapporti considerati fondamentali  sia per i due paesi sia per il Mediterraneo e il Medio Oriente, passando dai numerosi progetti economici comuni, nella cooperazione contro "l’immigrazione illegale e il terrorismo, nella collaborazione per la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente, e nel campo dell’energia". Il resto, in questi rapporti bilaterali, sta diventando  solo una convenienza, una clausola di stile, che infanga la dignità di chi la verità per Giulio la pretende.

Marco Barone

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