Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ogni volta che l'Egitto apre bocca su Giulio, si gonfia il fiume dell'indignazione

Altro che esondazioni del Nilo. Ogni volta che l'Egitto, e per Egitto si intende il sistema di potere che lo rappresenta, dentro e fuori i suoi confini nazionali, apre bocca su Giulio, esondano le acque di quel fiume di rabbia ed indignazione che si gonfiano giorno dopo giorno, ora dopo ora, semplicemente perchè si sta prendendo in giro la dignità di una famiglia a cui è stato strappato nel peggiore dei modi, il proprio figlio, un Paese, al quale è stato sottratto un suo cittadino che non ha saputo tutelare né prima e né durante e né dopo, dai fatti tremendi, diabolici, malefici, accaduti in quel maledetto gennaio e febbraio del 2016 nella terra delle piramidi. Siamo entrati nel terzo anno di questa vicenda. E le parole, fiumi di parole, di convenienza, di stile, di formalità, continuano a perdersi ogni volta che i rappresentanti dei due Paesi si parlano. Eppure una cosa potrebbero farla. Avere la decenza di starsene zitti. Perchè l'Egitto non è interessato a scoprire la verità ed assicurare i colpevoli alla giustizia, ma è interessato ad affermare la sua verità faziosa ed i suoi colpevoli alla sua ingiustizia e l'Italia, o meglio chi la rappresenta, non ostacola questo modo di fare, ad oggi. D'altronde cosa aspettarsi da un Paese che non è riuscito a fare luce e verità piena su vicende come quelle di Moro, sullo stragismo italiano? Un Paese che verrà giudicato dalla storia, così come l'Egitto, ma per una volta si vorrebbe che non fosse la storia, con i suoi tempi biblici, a sancire la verità, per una volta si vorrebbe viverla e conoscerla questa benedetta verità in tempi umanamente accettabili, celeri. Il tempo è fondamentale in tutto ciò, ed i strateghi del male, di quel male che ha conosciuto Giulio e che tanti ancora oggi continuano a vivere sulla propria pelle in Egitto, lo sanno bene quanto sia importate lasciar correre e scorrere la clessidra della non verità, passando da vari artefici, depistaggi, menzogne. Quale senso del pudore si può pretendere da chi violenta i diritti umani quotidianamente? Ed allora Italia ed Egitto continueranno a cullarsi in quei rapporti considerati fondamentali  sia per i due paesi sia per il Mediterraneo e il Medio Oriente, passando dai numerosi progetti economici comuni, nella cooperazione contro "l’immigrazione illegale e il terrorismo, nella collaborazione per la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente, e nel campo dell’energia". Il resto, in questi rapporti bilaterali, sta diventando  solo una convenienza, una clausola di stile, che infanga la dignità di chi la verità per Giulio la pretende.

Marco Barone

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