Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Viva i re, gli imperatori e le regine a Trieste una statua di 7 metri per Maria Teresa a Ponterosso



Siamo una Repubblica che ha sconfitto la monarchia ma che dedicherà una statua ad una imperatrice di quell'Impero che scatenerà poi la prima guerra mondiale, che l'Italia aggredirà per prendersi soprattutto quella Trieste che voleva per il suo porto, per poi addormentarlo.

Si dice che la grandezza e la bellezza di Trieste è dovuta a Maria Teresa d'Austria .

A Trieste è esplosa una vera e propria austro-nostalgia che non conosce colore politico, che unisce vari sentimenti, che si inchina all'Impero perduto e caduto, che si inchina alla nobiltà, quella nobiltà a cui la rivoluzione francese ha fatto saltare più di qualche testa, quella nobiltà che sfruttava  il popolo per i propri usi e costumi e vizi più disparati.

Come è sempre accaduto storicamente. Ma purtroppo storie e film come quelli sulla principessa Sissi o l'attesa del perenne principe azzurro hanno lasciato nell'immaginario collettivo istantanee fuorvianti rispetto alla vera essenza degli imperi e delle monarchie. Per arrivare a mitizzare l'indicibile, quell'indicibile che prende forma. D'altronde se oggi si condannano le monarchie un motivo ci sarà pure. Si presume.

Siamo una Repubblica ma si grida viva il re, l'imperatore, l'imperatrice, la regina. E non siamo mica in qualche paese sperduto d'Italia che vive di nostalgia per la monarchia, ma a Trieste, da cent'anni assegnata all'amministrazione d'Italia, costata milioni di morti e di feriti, se uniti quelli dei due fronti.

Tutto normale qui.  Perchè Trieste era Austria, era il porto di Vienna, che ha celebrato ed onorato in modo importante la salma dell'arciduca Francesco Ferdinando e di Sofia. Il 29 giugno di quell'anno a Vienna il professor Redlich scriveva: “in città non c'è alcun segno di lutto, c'è musica ovunque”, mentre il Times racconterà il “funerale in termini così sobri da indurre sonnolenza e gli osservatori stranieri a Vienna si stupirono del fatto che in città il lutto per l'erede al trono imperiale fosse tanto superficiale e chiaramente solo di circostanza”. Insomma, una reazione completamente diversa tra Trieste e Vienna che serve per capire il sentimento di parte di questa città verso l'impero.

Una statua realizzata in bronzo, alta circa 4,5 metri e del peso di 1.800 chilogrammi che troverà collocazione in piazza Ponterosso e verrà posta su un piedistallo di forma ottagonale (raggiungendo così circa 7 metri d'altezza) sui lati del quale saranno affisse targhe riportanti le opere compiute dall'imperatrice.

Marco Barone




Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot