Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Con i confini della giusta sconfitta di Caporetto l'Italia oggi si fermerebbe a Treviso


Dal dannunzianesimo in poi, passando per retoriche risorgimentali estremizzate, irredentismi radicali, simulati patriottismi, l'Italia decise di aggredire l'Impero Austro Ungarico, occupando terre non italiane, anche se forse si poteva pur parlare l'italiano, anche se prevalentemente si parlavano dialetti locali oltre ovviamente allo sloveno, il tedesco, il friulano. Dove vi potevano essere radici latine, risalenti anche all'Impero Romano, ma non è che ovunque l'Impero Romano mise piede era da considerarsi Italia, perchè allora dovrebbero rivendicare anche l'Azerbaigian, senza dimenticare che l'Italia si formerà come Stato unitario poi solo nel 1861.
Audacia, tenacia, scippati dalla terra contadini, ragazzi, famiglie senza più i loro figli, mandati a morire nel nome del niente. Arroganza, gestione criminale del conflitto, per conquistare fazzoletti di terra che ancora oggi si sentono poco italiani, perchè l'Italia è giovane, l'Italia unita si è fatta con la guerra mica con i girotondi, e le guerre seminano distruzione anche di valori, principi radicati da secoli, le guerre distruggono le relazioni sociali. 
L'Italia verrà vista ancora oggi come forza occupatrice, come invasore. E' naturale così, perchè è andata proprio così. Qui, in Venezia Giulia, i padri delle famiglie hanno combattuto per l'Austria, non erano italiani, appartenevano all'Impero. Ma nei luoghi di confine ogni appartenenza non è eterna. E chi ha combattuto per l'Italia viene visto, oggi ovviamente, come eroe, terroristi trattati come eroi. Operazione nazionalistica inevitabile, tanto banale quanto irrispettosa delle radici storiche di questi luoghi, forzature carsiche indigeste.
Non è immobile il confine.  Non è ferma la frontiera. Ed anche l'Italia durerà quanto durerà. Cent'anni difficili, di assistenzialismo, di forzature, di revisionismi, barbarie nazionalistiche passando dal fascismo che è conciso praticamente con l'avvento dell'Italia da queste parti. Il centenario della grande guerra si appresta a giungere alla sua conclusione, prima dell'anno della grande celebrazione della conquista, o meglio della passerella di Trieste, con lo sbarco simbolico sul Molo San Carlo che diventerà Audace, passando per Piazza Grande che diventerà Unità d'Italia, vi è stata la disfatta di Caporetto del 1917. Un centenario di cui si prova ancora imbarazzo a parlarne. Perchè l'Italia ne ha prese di santa ragione. Punita la sua arroganza, punito il suo opportunismo, ma pagato dalla povera gente che morirà, che vedrà i propri luoghi distrutti, e conoscerà una nuova fase di profuganza questa volta verso i confini italiani, mentre al momento dell'arrivo delle truppe occupanti italiane la profuganza si diresse prevalentemente all'interno dell'Austria. Famiglie sballottate, paesi e città devastate. Certo che l'Impero, certamente responsabile per lo scoppio della prima guerra mondiale e l'aggressione brutale alla povera Serbia, se non avesse patito la fame, sicuramente l'Italia non avrebbe vinto un bel niente ed oggi i suoi confini sarebbero forse quelli della batosta di Caporetto, si fermerebbe a Treviso. Ed altro che di disfatta di Caporetto si parlerebbe oggi ma di disastro epocale, di vergogna nazionale, sarebbe un giorno di lutto, poichè perse anche altri territori annessi con il mal di pancia all'Italia prima ancora della grande "carneficina umana". 
P.s comunque per chi non lo sapesse Caporetto non si trova in Italia ma è un Comune sloveno ed il suo nome è Kobarid.

Marco Barone 


Commenti

  1. sei davvero un minus habens, un infame che balla sul sacrificio di 300mila italiani, che odia la propria patria e nazione, che la vorrebbe veder calpestata. Un infame, un traditore, uno di quelli che verrebbero fucilati alla schiena e senza troppi preamboli, come un cavallo zoppo. e, tra l'altro, scrivi un cumulo di balle titine.

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    1. potrebbe dirmi il suo nome e cognome? Così ne riparliamo in Tribunale?

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    2. I topi di fogna non hanno nome e cognome.

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  2. Mai letta tanta ignoranza in forma e sostanza. Prima e ultima volta che leggo queste aberrazioni, già ti ho bloccato su Facebook evitando così di innervosirmi ad ogni tuo assurdo intervento. Documentati (molto) meglio sulla Grande Guerra e al contempo impara a scrivere in italiano, fallo almeno per te.
    P.S. non sono fascio e non sono di destra.

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    1. C'è sempre una prima volta, magari quando si aprirà una scuola, italianissima, si intende, ( forse la chiamerà Oberdan(k)?) verrò da lei, immagino che sarà laureato, ed abilitato anche all'esercizio di qualche professione? Giusto? O forse sarà anche pluri-laureato. Tutto può essere. P.s su Facebook avevo 6000 persone che mi seguivano, i miei post raggiungevano migliaia e migliaia di persone, ho deciso di chiuderlo quel posto, perchè, su questo le posso dare ragione, di gente che suscitava nervosismo ve ne era veramente parecchia...saluti e buona camomilla! P.s ovviamente anche lei senza nome e cognome.

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