C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Monfalcone e Ronchi potrebbero accogliere un centinaio di migranti,ma il pubblico dorme.Privati fatevi avanti



I comuni di Monfalcone e Ronchi messi insieme, stante i parametri numerici come definiti dal ministero, potrebbero dare ospitalità complessivamente ad un centinaio di richiedenti asilo, ciò significherebbe aiutare un territorio che seppur ha una incidenza irrisoria di profughi, in realtà ha visto una concentrazione fuorviante soprattutto su Gorizia con conseguenze ben note pagate soprattutto dal migrante.

I Comuni di Monfalcone e Ronchi, tra i comuni più importanti del FVG, ognuno con le sue motivazioni, diplomatiche o non diplomatiche che siano, non sono chiaramente disponibili ad accogliere richiedenti asilo. Vista la situazione di stallo, stante il fatto che il CARA di Gradisca dovrà essere chiuso, stante il fatto che non si può aspettare una disponibilità che non arriverà, allora saranno i privati cittadini a fare la differenza, per l'ennesima volta.
Di case sfitte ve ne sono a centinaia tra Ronchi e Monfalcone, così come ci sono tante persone che potrebbero dare accoglienza a qualche richiedente asilo, avendone la possibilità logistica. Visto che l'ospitalità non può essere imposta, perchè sarebbe come obbligare un vegetariano a nutrirsi di carne, questa va chiamata con la sua giusta formulazione. Accoglienza di Stato condivisa. E gli strumenti normativi ci sono.  
Perchè in caso contrario la situazione sarebbe ben peggiore, sia per la questione dell'ordine pubblico che di sicurezza, solo che l'isteria collettiva rende le persone totalmente miopi. Miopia che vorrebbe centinaia di persone dormire per strada, ma non nella propria via, forse in quella del vicino del vicino, senza valutare tutte le conseguenze sociali di una simile soluzione da cinici incivili.
Quando una persona è richiedente asilo ha diritto alla protezione. Se poi la domanda verrà accolta bene, se otterrà lo status di rifugiato potrà anche diventare cittadino italiano.
E comunque fino a quel momento ha gli stessi diritti sociali di un qualsiasi cittadino italiano. Vanno aiutate tutte le persone in difficoltà nella stessa maniera e si devono contrastare tutte le miserabili vie che conducono al business.
Dunque, cari privati, se ne avete la possibilità, scrivete alla Prefettura di Gorizia, prendete contatti, e verificate come fare per dare accoglienza temporanea a chi rischia di finire nel bel mezzo della strada od aiutare chi è già in balia della strada.

Ovviamente i privati cittadini andranno seguiti in questo percorso e si dovrà anche avviare un progetto di reale integrazione, a partire dai corsi di lingua ed educazione alla cittadinanza. Sarebbe auspicabile una campagna informativa mirata sul punto da parte degli organi di governo perchè si ha la sensazione che molti cittadini vorrebbero dare una mano ma non sanno che pesci prendere.

Marco Barone

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