La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Terrorismo: abbiamo ceduto la nostra serenità

Che l'Europa stia diventando come una grande ed immensa Gerusalemme è un dato incontestabile di fatto. Tutte le principali ed anche minori città, dei Paesi colpiti dal maledetto terrorismo, sono in stato di allerta, elevata. La barriera New Jersey circonda i luoghi di diverse località, da Berlino a Marsiglia. Stati di allerta elevati a più livelli, militari, forze dell'ordine, diversi luoghi attenzionati, controlli preventivi imponenti. Ma nessun controllo o presidio potrà fermare l'imprevidibilità disumana del terrorismo. Così come ci sarà sempre un missile che sfuggirà alla contraerea nei luoghi dove la guerra avviene in modo "classico".


Libertà, uguaglianza, fratellanza, valori meravigliosi, che dovrebbero connotare la "civiltà" europea,  non ci stanno salvando dal terrorismo.

Chi vuole la morte di questi  valori, inclusa la pace, che non appartengono a tutti e non possono appartenere a tutti, sicuramente non vuole il bene dell'umanità e non merita alcuna pietà.
Certo, so bene che l'Occidente o meglio chi agisce in nome dell'Occidente ha fatto disastri, che abbiamo fatto il colonialismo, guerre e tanto altro ma sinceramente cosa può interessare ciò a chi si trova nel bel mezzo del disastro terroristico? Mentre passeggia per Barcellona, Londra, Parigi ecc? Spiegalo ad una madre che ha perso il figlio in qualche attentato.  E che diventerà una statistica, un numero, per qualche giorno, per poi essere dimenticato dalla società. Spiegalo a chi rimarrà menomato per tutta la vita perché si è trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Spiegalo a chi si sente dire non avrò paura, quando si è salvato per un soffio da una strage terroristica. I civili non hanno colpe, come non hanno colpe i civili bombardati nei luoghi di guerra tradizionale dove ogni giorno esplodono bombe, si spara, si muore. Certamente non devono esistere e non possono esistere vittime di classificazione diversa in una situazione complessiva dove si mescolano atti e fatti diversi ma non divergenti. Quello che accade nelle città dell'Europa, volutamente colpite, dove non è forse un caso che certe barbarie si realizzano anche in prossimità di alcuni appuntamenti politici importanti, come in Francia, nel Regno Unito o la questione dell'indipendenza in Catalogna, è un qualcosa che ancora non riusciamo a decifrare, comprendere pienamente, semplicemente perchè neghiamo la realtà. Per una forma di apparente autotutela.  Quella realtà che andrebbe chiamata con il suo nome. Stato di guerra. Ma negare questa deprimente realtà non significa fare il bene della collettività e dell'individuo. Non possiamo che andare avanti, difendere certi valori, la nostra libertà ideale, ma non sarà mai più la libertà di un tempo, ciò è illusorio così come è certo che abbiamo ceduto la nostra serenità e non è una cosa da poco conto. Ed il tutto per uno stato di guerra anomalo in cui siamo immersi e che non riusciamo ancora a comprendere, decifrare, accettare. Non si sa quando, come e se mai avrà fine questa situazione. Possiamo sapere quando inizia una guerra ma non quando finisce con tutti gli annessi e connessi. Quello che è certo è che si deve entrare nell'ottica che nessun luogo può ritenersi più sicuro. Concetto ripetuto mille volte ma mai realmente assimilato. E sono il primo a riconoscerlo. Libertà e sicurezza possono anche camminare in modo parallelo ma ad un certo punto si dovrà scegliere, perchè libertà totale e sicurezza totale non possono convivere in uno stato di guerra, delle rinunce si dovranno fare e le stiamo già facendo, consapevolmente o meno. Nulla sarà più come prima.
Marco Barone

foto Sagrada Familia di Laura Barone 

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