Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quando in FVG si danno i numeri più


Non è passato inosservato il rapporto statistico del 2017 del FVG che contiene dati sul 2016 ed il alcune circostanze del 2015. Come è stato scritto e detto è emersa una regione dove in quasi tutti i campi, rispetto alla media nazionale, prevale il segno positivo, prevalgono situazioni positive, dall'economia, al lavoro, alla cultura. Le uniche criticità, a cui si è dato poco rilievo, sarebbero emerse nel settore del perdurante calo demografico. Così come dovrebbero invitare a riflettere i dati sul settore dell'istruzione dove peggiora il tasso di scolarità, calano le iscrizioni all'Università ,la componente straniera nelle scuole della regione  è del 12% del totale, contro il 9,2% a livello nazionale, calano gli iscritti alla scuola primaria, l’8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età e in possesso di licenza media ha abbandonato qualsiasi percorso scolastico e formativo. Il dato nazionale (13,8%) è superiore alla media UE (10,7%). Numeri comunque importanti e significativi.  D'altronde è noto che l'Italia è un Paese che a livello d'istruzione si è fermato alla terza media.  Ma è un rapporto che nei suoi dati quasi entusiasmanti ha lasciato perplessi. Premesso che il FVG è una bellissima regione,  di cui si deve essere orgogliosi, autonoma, anche se la sua autonomia è usata in modo male a partire dalla frammentazione del territorio in 18 UTI, incomprese dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Così come le tutele in materia di bilinguismo, a partire da quello visivo, risultano in molti casi inattuate. Ma l'interrogativo che sorge è viviamo tutti nella stessa regione? Perchè io non capisco altrimenti i continui malumori dei cittadini. Premesso che la media nazionale non è buona e che l'Italia è un Paese allo sbando più totale, in FVG esiste una richiesta considerevole di protezione sociale. I problemi noti nel settore della sanità sono figli di qualche visionario leopardiano? Sul lavoro? Sulla povertà? Sulla disoccupazione giovanile? Sulle mafie? Oltre a quelli indicati succintamente in premessa?
Si deve tornare necessariamente sul pianeta terra, su quello in cui vivono i comuni cittadini, i comuni mortali che ogni giorno si interrogano su come fare non per vivere ma sopravvivere, i dati sono dati, certo, possono essere letti ed interpretati in diverso modo, ma la situazione oggettiva almeno per come percepita e vissuta non mi pare proprio idilliaca.

Marco Barone

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