C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

L'Italia continua ad essere maglia nera in Europa nel settore dell'istruzione, altro che buona scuola


I 22 paesi dell’UE membri dell’OCSE sono: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
Il rapporto per il 2016 dell'OCSE   presentava, con riferimento all'Italia, un quadro deprimente. Tra gli obiettivi prioritari vi erano la necessità di invertire la tendenza negativa nel finanziamento dell’istruzione; di formare, motivare e rinnovare il corpo docente; di aumentare il numero degli studenti iscritti all’istruzione terziaria, in particolare ai programmi di ciclo breve a indirizzo professionalizzante per un accesso più facile al mondo del lavoro. Nell'arco temporale 2008/2014  la spesa per l’istruzione è diminuita significativamente. Nel 2013 la spesa totale (pubblica e privata) per l’istruzione è stata tra le più basse degli Stati presi in esame, ossia pari al 4% del PIL rispetto a una media OCSE del 5,2%.
E la "buona scuola" pur prevedendo dei finanziamenti non ha complessivamente invertito la rotta, anzi, come è noto,  nella scuola si è determinato un vero e proprio caos a partire dalle questioni organizzative. I dati che vedono l'Italia come maglia nera sono sempre gli stessi. Ad esempio il rapporto di  WeWorld Onlus  evidenzia chiaramente che "le risorse a disposizione sono ancora insufficienti. L’Italia è il fanalino di  coda nella EU28 sia per la quota di spesa pubblica investita in educazione sia per i tassi  di abbandono, la quota di NEETs, e la percentuale di laureati". Senza dimenticare un problema enorme che esiste con gli studenti stranieri. Il 32,4% delle studentesse contro il 37,4% degli studenti abbandonano gli studi. Si tratta di percentuali  molto elevate, specie se comparate a livello europeo: anche in questo caso l’Italia detiene la maglia nera (35%).  
Tanto per cambiare. A ciò si deve aggiungere lo stipendio del personale scolastico che oscilla  dal 76% al 93% della media OCSE, l'elevata età media del corpo docente, il fatto che l'età pensionabile è sempre più alta, la carenza di personale negli apparati periferici ministeriali,  il fatto che in classe il rapporto tra studenti e docenti non diminuisce e così via discorrendo. Siamo sempre alle solite. Altro che "buona scuola".  E ciò conferma che la scuola nelle elezioni del 2018 avrà ancora una volta un ruolo centrale e determinante.

Marco Barone


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