La Dichiarazione di Tunisi del 24 luglio 2017 ha riguardato i Ministri dell'Interno di Algeria, Germania, Austria, Francia, Italia, Libia, Mali, Malta, Niger, Slovenia, Svizzera, Ciad, Tunisia, il Commissario europeo per la Migrazione, gli Affari Interni e la Cittadinanza e il Ministro dell’Interno dell’Estonia che ha assunto la Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea.
Tra le soluzioni più importanti proposte per affrontare la questione dei migranti nell'area del Mediterraneo emergono in particolar modo:
1) contribuire al trattamento delle cause profonde della migrazione irregolare promuovendo lo sviluppo integrato e inclusivo nei Paesi di origine e di transito, in particolare nelle regioni ad alto potenziale migratorio;
2) rispondere alle sfide migratorie attraverso politiche europee di aiuto pubblico allo sviluppo, privilegiando lo sviluppo integrato delle regioni svantaggiate nei Paesi di origine e di transito e promuovendo, in particolare, iniziative che consentano opportunità di lavoro a livello locale, segnatamente attraverso il finanziamento di micro-imprese, la formazione e lo sviluppo delle capacità dei giovani e delle donne, ricordando a questo proposito il patto tra il governo e i comuni italiani e libici per lottare contro i trafficanti di esseri umani e promuovere lo sviluppo locale;
3) riconoscendo la necessità di ulteriori impegni finanziari, mobilitare finanziamenti per progetti e azioni nell’ambito del Fondo fiduciario UE per l'Africa avviato in occasione del Vertice di La Valletta sulla migrazione del 2015 e i programmi regionali tematici e bilaterali già esistenti, allo scopo di realizzare le azioni previste ai sensi dei cinque pilastri del Piano d'azione approvato nel corso del Vertice;
4) riservare particolare attenzione, nel quadro del "Piano Europeo per l’investimento esterno" annunciato dalla Commissione europea, alla lotta contro la migrazione irregolare nel Mediterraneo centrale e ciò attraverso, segnatamente, il sostegno alle iniziative private e il potenziamento di opportunità di lavoro.
5) associare la dimensione sviluppo alla gestione di tutti gli aspetti della migrazione promuovendo i trasferimenti di fondi più affidabili e meno onerosi, il trasferimento di know-how, la creazione di occupazione e la formazione;
6) favorire una più ampiamente comunicazione sulle rotte della mobilità legale ed esaminare le possibilità di facilitare le procedure di rilascio dei visti, soprattutto in favore di imprenditori, lavoratori, ricercatori, studenti, stagisti, ecc.
7) rafforzare la cooperazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Un bel regalo per il capitale privato, insomma un nuovo colonialismo economico alla conquista del Mediterraneo nel nome che non si può dire ma che in realtà è quello che ha vinto quale aiutiamoli a casa loro. Tutto legittimo ci mancherebbe, ma questa è la situazione.
Marco Barone
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