La bellezza di una città...

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  La bellezza di una città non è data dalle sue statue, dai suoi fiori o piazze rinnovate, ma dalla convivenza civile. Convivere pacificamente, ognuno con le proprie identità, peculiarità, nello stesso contenitore, insieme. Nulla di più bello di questo può esserci in una città, il resto, è solo specchietto per le allodole. mb

Prebenico ritorna al suo nome Prebeneg. E' necessaria una bonifica storica contro i toponimi fascisti

Sul Piccolo di Trieste è stata riportata, giustamente con gran risalto, un fatto storico che ripristina oltre al nome originario di una frazione, soprattutto la dignità. Non è il primo caso, è stato giustamente ricordato quanto accaduto a Monrupino-Repentabor, dove nel 2003 le diciture Rupingrande e Zolla sono state ufficialmente abolite. Fondamentali le motivazioni che accompagnano il ripristino del toponimo originario che porterà Prebenico a diventare Prebeneg: "Con questo gesto desideriamo fare ciò che lo Stato democratico non ha fatto in 50 anni di amministrazione dei nostri luoghi: riparare l'ingiustizia arrecata alle nostre località e ai nostri avi, per noi stessi e per i nostri figli. Non vi è più alcuna ragione per l'ulteriore mantenimento di questo appellativo fascista che offende ogni persona democratica, sia essa di nazionalità slovena che italiana". Si scrive la storia. In Italia sono centinaia di centinaia i toponimi italianizzati e romanizzati che non hanno riguardato solo i luoghi di confine ma l'intero territorio. Ricordo ad esempio il caso di Ronchi di Monfalcone che divenne Ronchi dei Legionari. Fu uno dei primi, se non addirittura  il primo cambio di nome di un Comune d’Italia, nel pieno spirito della romanizzazione del Paese a opera del regime fascista. Ronchi dei Legionari deve il suo attuale nome alla spedizione capeggiata da Gabriele D’Annunzio, noto come il duce mancato, e sfociata nell’occupazione militare di Fiume.

I processi di italianizzazione violenta e forzata, tramite la folle formula della “restituzione” del cognome, o nome o denominazione alla sua versione originaria, cioè inesistente, hanno comportato nella Venezia Giulia anche l'invenzione, nella immaginazione visionaria collettiva, di un santo e di una sorta di re. Il primo caso riguarda San Dorligo della Valle. Non esiste alcun San Dorligo, nessun Santo. Eppure esiste un Paese che si chiama, ora San Dorligo. L'altro caso è quello di Redipuglia. Molti sono convinti che trattasi di un re vero e proprio, a volte è capitato di leggere non Redipuglia, ma Re di Puglia. Anche questa terra di mezzo, il cui nome originario era Sredi Polje, venne italianizzata in tal vile modo. Eppure il tutto si può risolvere in pochissimo tempo. Quanto fatto con Prebenico invita a pensare che è necessaria ed urgente una grande e compiuta operazione di bonifica storica restituendo i nomi dei luoghi italianizzati dal fascismo alla loro forma originaria. Chi metterà ciò nella propria agenda politica?
Marco Barone

Commenti

  1. Siamo in Italia e nelle località con minoranze linguistiche l' unica soluzione, del resto in molti casi già adottata, è quella del doppio nome, come avviene per Vipiteno/Sterzing o Bressanone/Brixen. Gli italiani hanno il diritto di chiamare nella loro lingua le località dove si parla una lingua diversa, esattamente come avviene per London/Londra o Paris/Parigi.
    Per di più stiamo parlando di località italiane. Perfino qui in Brianza hanno messo i cartelli con i nomi delle città in italiano e in dialetto (Lecco/Lecc, Oggiono/Uggion...). Contenti loro.
    Chiamate il vostro paese come vi pare, noi continuiamo a chiamarlo Prebenico.
    Basta con questo vittimismo e con questa retorica anti italiana
    Sono d' accordo invece nel cambiare alcuni nomi retorici e vuoti dati dal fascismo, come ad esempio Ronchi dei Legionari, così come è stato fatto per Latina/Littoria.

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