Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Nuovo attentato a Londra, colpiti i mussulmani, ci saranno ugualmente le bandiere a lutto?

Ogni guerra, e siamo in guerra, nasce, si afferma per ragioni economiche. Ma all'interno di ogni guerra si determinano pretesti, diversi, per legittimare ordini e poteri che si scontrano, cavalcando e strumentalizzando religioni, differenze sociali, culturali, con lo scopo di creare situazioni di instabilità, di guerra civile. Ed è quello che sicuramente vuole il fantomatico Isis, di cui continuiamo a sapere poco, su cui tutte le analisi risultano essere altalenanti. Quello che accade nei Paesi dove la guerra tradizionale esiste alla maggioranza dei cittadini dell'Occidente interessa poco, sia che vengano utilizzate armi non convenzionali sia che vengano continuamente ammazzati civili.
Interessa quello che accade in casa propria e quello che accade in casa propria è un qualcosa di altrettanto terribile, ingestibile. Oramai quando si viaggia si viaggia con la paura, questo è innegabile. Ma quello che non deve accadere è arrivare a realizzare il sogno dell'Isis, guerra civile religiosa, cristiani o laici contro i mussulmani. E quanto accaduto a Londra, colpita una moschea, va in quella direzione. Malefica e diabolica. La religione radicale è diventata la maschera, l'alibi con cui si celano i propri malesseri esistenziali e si sfoga il tutto con violenza inaudita contro civili, passanti, giovani od anziani che essi siano. Vi può essere la convinzione radicale più estrema nel gesto di chi decide di operare come lupo solitario o soldato dell'Isis ecc. Ma è sicuramente una persona profondamente deviata che ha fatto dell'odio la sua via maestra. Ognuno di noi può essere in qualsiasi luogo, in qualsiasi circostanza una vittima. Si vive nella rassegnazione del tanto se o non ci posso fare nulla. Ma qualcosa la possiamo fare. Non cedere le nostre libertà, che rischiano di crollare a favore di un perenne sistema securitario, operare per l'integrazione laica, che deve passare obbligatoriamente da luoghi neutri e non religiosi, attivarsi per la conoscenza della lingua del Paese ospitante, coinvolgere le scuole. Quanto accaduto a Londra è una ragione in più per esporre, per l'ennesima volta, e sinceramente si è veramente perso il conto, le bandiere a lutto per solidarizzare con la comunità mussulmana, vittime, forse le principali vittime, di questo stato di terrore. E' innegabile che vi è stata una percezione diversa su quanto accaduto a Finsbury Park, per arrivare al caso estremo e diffuso, del tanto sono sono cavoli loro o se lo meritano. No. Non sono cavoli loro, no, non se lo meritano. Non esiste un loro ed un noi in questa vicenda come in altre e differenziare se non addirittura minimizzare o rimanere indifferenti rispetto ai canonici tremendi attentati che colpiscono direttamente il non mussulmano, significa fare semplicemente il gioco dell'Isis, sostenere le loro barbarie e favorire il clima di una società nazista.

Marco Barone

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