Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il vandalismo nelle città è proporzionale al degrado di una società sempre più menefreghista e disagiata

Città che vai, vandali che trovi. Ed è così.  Cosa significa vandalismo? Cosi il vocabolario: "Tendenza a rovinare, distruggere, guastare senza necessità e senza ragione, per gusto perverso o per sciocca e malintesa ostentazione di forza, o anche per incapacità a comprendere la bellezza e l’utilità delle cose che si distruggono": Concetto che deriva dal modo di fare dei Vandali, antica popolazione germanica orientale che all’inizio del 5° sec. invase e devastò la Gallia. Ma questo i vandali del terzo millennio forse non lo sanno. Quotidianamente nei nostri giornali si denunciano casi di distruzione, di danneggiamento, che colpiscono normalmente il bene comune ma anche quello privato. La prima reazione che si matura è pugno duro, più controlli, più telecamere. Reazione comprensibile, ma come la società ha dimostrato, queste misure non funzionano. Spesso si tratta di giovani e minorenni che si muovono in gruppo,  perchè il gruppo è sintomo di forza, di potenza, che vagabondano per le vie della città senza una meta. A volte in bicicletta e da qui la banda delle biciclette, a volte in motorino, a volte semplicemente a piedi. La forza del gruppo nella viltà del gesto eroico che eroismo non è. Perchè questi danni li paga la collettività, anche le loro famiglie, ma questo i vandali forse non lo sanno. O peggio ancora se ne fregano. Alle spalle spesso hanno situazioni famigliari disastrose, abbandonati a se stessi e fino a tarda ora liberi di circolare per le strade deserte dei nostri luoghi e la scuola ha fallito, perchè se si comportano così significa che a scuola non hanno imparato niente. Anche se a dirla tutta, pur non essendo colpa del corpo docente, ma del sistema, una responsabilità della scuola sussiste. In un sistema che non investe più nella scuola della conoscenza, ma delle competenze, non tutte, solo alcune, quelle utili alla logica del profitto. Una scuola dove non si insegna più l'educazione alla cittadinanza, l'educazione civica, una scuola che è chiamata quotidianamente a confrontarsi, senza avere né mezzi né risorse, con casi problematici enormi. La risposta non può essere l'ossessione della tutela del decoro, perchè questa è diventata uno strumento che utilizza l'alibi del fantomatico decoro per colpire le fasce sociali più deboli. Un sistema sociale fondato sulla solidarietà investirebbe seriamente per risolvere queste problematiche, più assistenti sociali, più controllo ed educazione, più luoghi di aggregazione sociale, culturale, più biblioteche aperte la sera, più punti di riferimento per questi sbandati destinati a diventare piccoli o grandi delinquenti, più vita reale, in un contesto mediatico e televisivo che tende a mitizzare l'atto di delinquenza e la disonestà sociale. Più dialogo in un contesto dove si socializza fittiziamente tutto con il cellulare nulla nella realtà non virtuale. Questo è il problema, un problema che investe piccole o grandi realtà che diventano sempre più dormitori assaltati dai vandali di questo nuovo secolo. Il terzo millennio ha partorito più del passato anche delle generazioni profondamente ciniche e menefreghiste, e di ciò se ne deve essere consapevoli.

Marco Barone

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