La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quella dichiarazione triste di un PM di Trieste sul caso della morte della neonata



Quanto riportato dal Piccolo di Trieste come richiamato sulla stampa nazionale, in merito all'atroce caso della neonata abbandonata e poi morta, è veramente triste. Mi riferisco alle parole di un PM nei confronti del quale ho sempre nutrito profondo rispetto, per le sue inchieste, toste, su pagine buie della storia della Repubblica italiana:

Ripeto sono perplesso di come una cosa del genere sia potuta accadere di questi tempi in una famiglia triestina. Forse poteva succedere in una Sicilia degli anni ’40. Veramente sono perplesso e mi addolora anche il fatto che sia potuto avvenire in una città civile come questa



Quale il senso, quale la motivazione, di tale paragone? Nella civilissima Trieste negli anni '40 vi era l'unico campo di sterminio presente in Italia, anche se in quel tempo era sotto l'occupazione nazista. Si dirà, esempio non pertinente. Come non pertinente, triste ed infelice è quel paragone con la Sicilia degli anni '40, si sarebbe potuto dire come l'Italia degli anni '40 visto che vi erano regioni e località anche del Nord Italia dove accadevano episodi drammatici come quello che si è, ahimè, affermato a Trieste in una società sempre più cinica, priva di valori e dove non si parla più, non si dialoga più, dove la socializzazione è virtuale, dove la debolezza umana, le paure umane sono fragilità che non meritano comprensione alcuna. Pertini diceva che il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente. Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltà greca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo. In rete sono emerse diverse reazioni a queste dichiarazioni, parole forse impulsive, non pensate, non ragionate, si spera, ma che per quanto mi riguarda ti lasciano con un cattivo senso di amarezza in bocca. La Sicilia, pur con le sue problematicità secolari è stata sempre fonte di vita. " Sai cos`è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando." Così scriveva Leonardo Sciascia in Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia.

Marco Barone 

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