Superata la via allegrissima dei cipressi, alberi più consoni ad un
cimitero che all'entrata di una città, entri, appunto, a Monfalcone. Città vitale,
energica, no scusate, mi son sbagliato. Città dove il vuoto è la
normalità e la colpa è ovviamente della minoranza bengalese. Su
27 mila cittadini circa, loro saranno 2/3 mila, ebbene questa minoranza
tiene in ostaggio una intera città. Non esce più nessuno perchè in
centro ci sono i bengalesi. Il motivo? Non si può
circolare in una città dove qualche donna si copre con il velo, ciò è
incompatibile con i valori supremi dell'Occidente che preferisce culi al
vento come qualcuno ha commentato recentemente e rigorosamente
brasiliani. Chissà cosa penseranno di ciò le donne brasiliane ridotte a
culo al vento. Poco importa. Monfalcone è stata presentata come un Bronx
tutto nostrano, quando in America il Bronx non è più il Bronx di una
volta, questo lo sanno anche i più imbecilli, ma nell'immaginario
collettivo poco importa. Ed allora ordine, disciplina che venerano il
dio decoro siano la normalità. In una città dove succede che una scuola
dell'infanzia è costretta a chiudere per una sorta di invasione di
ratti, cosa che è stata tenuta pubblicamente nascosta per giorni, quali
sono i problemi? Le panchine in centro, il fatto che qualcuno ogni tanto
decida di pisciare per strada, cosa deprecabile certamente, ma proporre
un fascio di luce, che ti illumina mentre fai la cosa più vecchia di
questo mondo e forse anche la più incivile certamente, cioè pisciare per strada, è
normale? E che dire dei dissuasori anti-culo? Certo, non si è arrivati
ai livelli di Firenze, dove nel nome del decoro, si è proposto di pulire
in pieno giorno, in più momenti, con l'acqua i luoghi ove si siedono
turisti e "barboni" così nel nome della pulizia, dell'estetica se non
vogliono subire una doccia gelata dovranno andare via.
Una
città dove continuano ad accadere infortuni sul lavoro, dove si
continua a morire per amianto, dove il lavoro è un miraggio, dove esiste
quella che è stata definita come una delle spiagge più brutte d'Italia,
la priorità al momento quali sono? No se pol il velo, no se pol negozi
etnici, no se pol panchine in piazza, no se pol cultura controcorrente,
no se pol alcol, non se pol campo di cricket, non se pol l'elemosina, no
se pol giornali estremisti come l'Avvenire ( che comunque non leggerei mai) ed il Manifesto e chi più ne ha più ne metta. Ma a quando un se pol? Un qualcosa
di propositivo? Certo, è innegabile che la voce grossa contro
Fincantieri è stata usata, e che si è in cerca di un rimedio sulla
questione transazione amianto, l'indecenza delle indecenze, ma ciò non
basta e non può legittimare la politica continua ed inutile e costante
dei divieti che non hanno mai portato a nulla. E poi questi provvedimenti sanno molto di fumo e poco di sostanza. Alcuni diranno ma se un
bambino x si arrampica sull'albero ed il genitore lo rimprovera solo
perchè rischia una multa e non perchè rischia di rompersi l'osso del
collo e danneggiare l'albero, i divieti con le sanzioni sono la
normalità in una società che non ha mai e mai saputo fare pace con le
regole civili e civiche. Dove una norma viene rispettata solo se sussiste una sanzione pesante e se vi è qualcuno che controlla il rispetto delle regole. Ma un conto è la regolamentazione finalizzata
alla tutela del bene comune, come l'albero, un conto è l'eccessiva e fuorviante
regolamentazione finalizzata a reprimere in eccesso comportamenti,
situazioni, condizioni come quelle che si commentano che hanno poco da spartire con la tutela del bene comune.
Ed allora
perdiamoci nella via del vietare con un bel cartello di benvenuto a
Monfalcone, la città del non se pol.
Marco Barone
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