C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Un primo maggio sotto il segno dell'antifascismo ricordando la liberazione di Trieste e Gorizia


Ogni anno è sempre peggio. La società voluta dai partigiani è stata demolita, a partire dal diritto del lavoro, al lavoro. Oggi si è costretti, quando va bene, ad accettare un lavoro qualsiasi ed a qualsiasi condizione, c'è la crisi, dicono, prendere o lasciare ti ricordano. I Sindacati principali, pur con importante responsabilità, sono stati assenti, non hanno retto alle cannonate della "crisi". I valori storici della "sinistra" sono crollati. L'odio verso il diverso, l'intolleranza, la povertà, la libertà di stampa sempre più precaria, diseguaglianze sociali sempre più profonde hanno determinato una situazione dove da un lato i nazionalismi e dall'altro i neofascismi e neonazismi ritornano ad essere quello che son sempre stati, un mezzo per il capitalismo per spazzare via l'incubo socialista e comunista. Oggi il "pericolo" comunista e socialista non esiste più, esiste un conflitto all'interno del capitalismo, male assoluto della società, e fino a quando ci sarà il capitalismo sarà impossibile ogni forma reale e sostanziale di democrazia. Ci son voluti due conflitti mondiali per spazzare via il pregresso ordine sociale, mondiale ed economico. Doveva essere questo il centenario della rivoluzione russa. Nessuno avrebbe immaginato un centenario così tetro, cupo, grigio e con il rischio sempre più imminente di una guerra globale distruttiva. Ma il primo maggio è anche il giorno della liberazione dal nazifascismo in due località strategiche del Confine Orientale, Gorizia e Trieste. Continuano le provocazioni contro questa ricorrenza, tra divieti di stelle rosse, o bandiere rosse, o bandiere e simboli di chi ha vinto la seconda guerra mondiale sconfiggendo nazisti e fascisti.
Provocazioni sterili, banali, tossine nazionalistiche ottocentesche, ma sintomo di quel ritornare indietro che caratterizza il presente. Il miglior modo per difendere e rivendicare i diritti dei lavoratori, e lottare per una società opposta ed inconciliabile con quella attuale, è attuare, giorno dopo giorno, i valori dell'antifascismo ed è per questo che è necessario, ovunque, abbinare come avviene soprattutto a Trieste, il primo maggio al giorno della sconfitta dal nazifascismo, un secondo 25 aprile, perchè senza antifascismo non ci potrà essere alcuna liberazione all'interno del mondo del lavoro. Ed in ogni luogo il primo maggio dovrà emergere Smrt fašizmu, svoboda narodu! ovvero morte al fascismo libertà al popolo.

Marco Barone

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