C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

In vigore le misure di controllo sistematiche per l'entrata ed uscita dall'Europa. Come cade l'Europa



Nel sito del Parlamento Europeo  si evidenzia che "la libertà di circolazione e soggiorno delle persone all'interno dell'UE costituisce la pietra angolare della cittadinanza dell'Unione, introdotta dal trattato di Maastricht nel 1992. La graduale eliminazione delle frontiere interne nel quadro degli accordi di Schengen è stata seguita dall'adozione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nell'UE. Nonostante l'importanza di tale diritto, 10 anni dopo la data limite per l'attuazione della direttiva sussistono notevoli ostacoli in termini di attuazione".  Ed è assolutamente vero.  Come è noto con la risoluzione del Parlamento europeo del 12 aprile 2016 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione  si è dato il via libera a quanto disposto dalla Commissione Europea nel 2015 a proposito di  Schengen e la gestione e sicurezza delle frontiere esterne.

Cosa ha formulato il Parlamento Europeo?
Il Parlamento Europeo ha ricordato che  sin dall'istituzione dello spazio Schengen, l'Unione è uno spazio privo di frontiere interne, che gli Stati membri di Schengen hanno elaborato una politica comune, da attuare in varie tappe, riguardo alle sue frontiere esterne e che un siffatto sistema si è sempre basato sulla logica intrinseca secondo cui l'abolizione dei controlli alle frontiere interne deve andare di pari passo con misure compensatorie che rafforzino le frontiere esterne dello spazio Schengen, nonché la condivisione di informazioni attraverso il Sistema di informazione Schengen ("SIS") ma ha dovuto prendere tristemente atto  "che il 15 dicembre 2015 la Commissione ha presentato una proposta di revisione mirata del codice frontiere Schengen, che prevede l'introduzione di controlli sistematici per tutti i cittadini dell'Unione (non solo per i cittadini dei paesi terzi) tramite la consultazione delle pertinenti banche dati alle frontiere esterne dello spazio Schengen".

Il Parlamento ritiene che lo spazio Schengen sia una delle maggiori conquiste dell'integrazione europea; osserva che il conflitto in Siria e i conflitti in altri luoghi della regione hanno determinato un numero senza precedenti di arrivi di migranti e rifugiati nell'Unione, una situazione che, a sua volta, ha rivelato le carenze in alcune parti delle frontiere esterne dell'Unione; esprime preoccupazione per il fatto che, in risposta a ciò, alcuni Stati membri abbiano sentito la necessità di chiudere le proprie frontiere interne o di introdurre controlli temporanei alle frontiere, mettendo così in discussione il corretto funzionamento dello spazio Schengen.
Ed il risultato è che chi si reca ad esempio in Croazia dovrà subire delle file di diverse ore. Situazione che danneggerà pesantemente l'economica croata, già precaria di suo. 

Quale la motivazione di questa pesante revisione?
La risposta la si trova nel sito della Commissione Europea dove si legge
"Per accrescere la sicurezza nello spazio Schengen, la Commissione propone una modifica mirata del codice frontiere Schengen volta a introdurre controlli sistematici obbligatori dei cittadini dell'UE alle frontiere esterne terrestri, marittime e aeree. Saranno introdotti controlli obbligatori dei cittadini dell'UE basati sul raffronto con banche dati, quali il sistema d'informazione Schengen, la banca dati dell'Interpol sui documenti di viaggio rubati e smarriti e i pertinenti sistemi nazionali, al fine di verificare che le persone in arrivo non rappresentino una minaccia per l'ordine pubblico e la sicurezza interna. La proposta rafforza l'obbligo di verificare gli identificatori biometrici nei passaporti dei cittadini dell'UE in caso di dubbi sull'autenticità del passaporto o sulla legittimità del titolare. I controlli d'ora in poi saranno obbligatori anche all'uscita dall'Unione europea. In linea di massima, poiché i controlli dei documenti e quelli delle persone possono essere condotti parallelamente, le autorità dovrebbero essere in grado di consultare le banche dati pertinenti senza ritardare gli attraversamenti delle frontiere. Le norme prevedono comunque una certa flessibilità nei casi in cui controlli sistematici potrebbero esercitare un impatto sproporzionato sul flusso del traffico alla frontiera: in simili casi gli Stati membri possono, sulla base di analisi dei rischi, decidere di effettuare controlli mirati solo presso alcuni valichi di frontiera terrestre e marittima. La valutazione dei rischi sarà comunicata all'Agenzia, che potrà giudicare il modo in cui è applicata l'eccezione nella sua valutazione della vulnerabilità. I controlli sistematici nelle banche dati sono eseguiti secondo un sistema "hit/no hit": se la persona controllata non rappresenta un rischio, il controllo non viene registrato e i suoi dati non subiscono un ulteriore trattamento. Questa modalità di utilizzo delle banche dati inciderà in misura molto limitata, e giustificata dagli obiettivi di sicurezza, sul diritto alla protezione dei dati personali."
Controlli sistematici ovvero agonia dell'Europa
Una risposta di debolezza dell'Unione Europea, ma conseguente della totale assenza di indipendenza ed autonomia decisionale in contesti politici strategici. Continuare ad inseguire il carro guerrafondaio ha prodotto questo risultato. Quello a cui stiamo assistendo da mesi, pezzo dopo pezzo, è il crollo semplicemente dell'Unione Europea. Pezzo dopo pezzo, frammento dopo frammento, e presto il puzzle ritornerà ad essere suddiviso in mille pezzi, indipendenti, schizofrenici e chi ne pagherà le conseguenze sono i cittadini entrati in un sistema senza essere stati consultati, dal quale è impossibile uscire, ma dal quale si verrà, invece, buttati fuori, perchè implode. D'altronde è noto che i terroristi attraverseranno le frontiere, con documenti con scritto io sono un terrorista, no? Saranno i cittadini, i turisti, i lavoratori, a pagare il prezzo di queste misure che non serviranno ad un bel niente sul piano della sicurezza preventiva, ma saranno invece certamente utili a scoraggiare le persone a spostarsi dall'Italia verso la Croazia ad esempio, perchè chi sopporterà ore ed ore di fila e trafila nella società dove la pazienza è pari a zero?

Marco Barone  

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