Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I rami spezzati dell'essere una cosa sola, persone



Questa succinta riflessione nasce, dopo aver letto una lettera di poche righe scritte da un cittadino di Trieste, che si lamentava per la violenza che avrebbe subito una mimosa in piazza Perugino. E le artefici di tale violenza sarebbero due donne, che " commentavano con palesa cadenza meridionale( le ho sentite con le mie orecchie" lo scempio compiuto".  Perchè la necessità di dover rimarcare l'accento meridionale? Quale esigenza? Siamo persone, non esistono le razze, esistono mille identità, mille specificità, Trieste è un luogo dove convivono persone con diverse origini, meridionali, dell'Est, del centro Europa, di diverse parti di questo piccolo mondo che vive di sovraffollamento visto che siamo oltre 7 miliardi di esseri umani, poi quanto profondamente umani, questo non so ben dirlo. Siamo tutte persone, ma più di una volta, qualcuno, deve sentire la necessità di specificare la provenienza territoriale dell'individuo, soprattutto quando si verificano atti, azioni di cattivo gusto, deprecabili, e quasi sempre si tratta, quando ciò viene specificato, di non autoctoni. Può essere il meridionale, può essere il bengalese, può essere il marocchino, può essere il cinese. Queste futili puntualizzazioni, hanno lo scopo di mettere l'accento sull'origine dell'atto criminoso compiuto, perchè l'autoctono è come un robot, che non sbaglia mai? A volte viene fatto in buona fede, e voglio intendere come buona fede, che comunque non giustifico, la precisazione sull'accento meridionale. Ma è il caso di ricordare, in via generale, a tutti che il razzismo che oggi esiste verso gli immigrati non "italiani", che prima chiamavamo in modo dispregiativo extracomunitari, lo abbiamo conosciuto contro i "terroni" i "cabibi" oppure  cìf. Cìf, ovvero cifariello. Riporta all'omicidio d'onore commesso dal cantante Cifariello a Napoli. Delitto d'onore. Roba che ben avrai conosciuto nella tua Calabria o Sicilia, e nel tuo Sud, ma a quanto pare sconosciuta in questa fetta di terra per lunghi decenni. Cifariello , a quanto dicono alcuni triestini nei bar, perché è lì che imparerai molto di questa città, venne anche usato dalla polizia in un rapporto prefettizio, specialmente per evidenziare come alcuni costumi dei meridionali, che giunsero in migliaia a Trieste durante quello che venne considerato come il periodo dell'italianizzazione della città, fossero poco ben accetti dalla gente locale. Ecco, spero di non dover ritornare a sentire nuovamente cose del genere, anche se i tempi lasciano presagire non direzioni positive, concetti che spesso si perdono in modo scherzoso nella satira, nelle battute, ma in realtà quella piccola goccia di pregiudizi, che giorno dopo giorno scava nell'inconsapevolezza dell'individuo,  non è mai svanita.

Marco Barone 

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