Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Con i beni sequestrati e confiscati alle mafie si potrebbero fare manovre di miliardi di euro


 
 
 
 
 
Se pensiamo che l'Italia rischia di andare in seria difficoltà per la manovra aggiuntiva economica richiesta dall'Europa, di circa 3 miliardi di euro e se si guardano le cifre sequestrate e confiscate alle mafie, qualcuno si potrebbe porre qualche interrogativo. Sono più di 15 miliardi i beni sequestrati alle mafie e più di 7 miliardi quelli confiscati. Cifre enormi, con cui si potrebbero fare manovre finanziarie importanti, ristrutturare tutte le scuole italiane, dare boccate di ossigeno ai nostri Comuni stritolati dal patto di stabilità, soddisfare i doveri con l'Europa, aiutare i cittadini in difficoltà senza dover fare nuovi sacrifici. Dalla lettura dei dati è interessante notare come sia Cosa nostra l'organizzazione a cui sono stati sequestrati più beni, nonostante da anni si ripete che è la 'ndrangheta l'organizzazione più forte e potente anche a livello economico, ed i sequestri inferiori rispetto all'immenso patrimonio criminale in possesso della 'ndrangheta confermano la difficoltà di scardinare e colpire questa tremenda organizzazione. 
In via generale è l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata a provvedere all'amministrazione dei beni confiscati anche in via non definitiva e adotta i provvedimenti di destinazione dei beni confiscati per le prioritarie finalità istituzionali e sociali, secondo le modalità indicate dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni. Allo stato risultano censiti, in gestione, nella banca dati, a livello nazionale e alla data del 28 febbraio, 16.696 immobili (fabbricati e terreni), 7.800 beni finanziari, 2078 beni mobili, 7588  beni mobili registrati e 2.492 beni aziendali. Si tratta di numeri tendenzialmente sottostimati, in  quanto il censimento deve ancora completarsi. 
E sono diversi i decreti di destinazione. Forse sarebbe il caso di rimettere mano alla normativa, e di dedicare più energie e risorse al contrasto delle mafie, perchè lì vi è un bacino economico molto importante da cui attingere per dare un minimo di respiro alle casse dello Stato, sempre in difficoltà ed aiutare le fasce più deboli della società ed investire in cultura, scuola, prevenzione e sicurezza antimafia in questo Paese. Insomma, si deve capire che l'antimafia è una risorsa non solo sociale o per questioni di sicurezza, ma anche economica. 
 
Marco Barone

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