Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Daspo urbano: una follia inapplicabile che rischia di minare anche la tradizione zoroastriana

Il 2016 si è chiuso con un numero dell'Espresso dove è stata pubblicata una inchiesta di Giovanni Tomasin con le bellissime foto di Pietro Masturzo, sugli zoroastriani, seguaci di Zarathustra minoranza religiosa riconosciuta dalla Repubblica islamica dell'Iran, assieme a cristiani ed ebrei.Tra le varie cose che più mi hanno colpito di questa inchiesta o meglio reportage  è una tradizione che continua a persistere in questa comunità, ovvero chi ha avuto un lutto recente segna la propria abitazione con vernice bianca, lasciando l'impronta della mano, "perchè il passante possa dedicargli una preghiera". Un gesto tanto simbolico quanto sostanziale, doloroso ma profondamente umano. Ora, come è noto nel nostro ex Bel Paese, vi è l'ossessione quasi compulsiva verso il decoro, il decoro urbano. Concetto che è talmente esteso, un contenitore così vasto,misterioso, pericoloso, che non può essere tipizzato, ogni realtà ci metterà del suo, lo caratterizzerà con delle proprie specificità, dunque non è detto che ciò che nella città di Trieste o Gorizia, ad esempio, possa essere considerato come lesivo del decoro, a Palermo o Catania venga considerato come lesivo del fantomatico decoro.Città che vai, decoro che troverai. Il rispetto del patrimonio culturale, storico, artistico del nostro Paese deve passare attraverso la scuola, l'istruzione, la cultura, ma nel Paese dove ci si è fermati alla terza media, dove regna la corruzione, dove i primi a violentare il patrimonio artistico e sociale sono i grandi poteri, con le grandi ed inutili speculazioni, la valvola di sfogo diventa il piccolo gesto di un "ribelle" metropolitano, che a colpi di bomboletta o pennarello ha deciso di sfogare il proprio disagio su un qualche muro cittadino, e divenne, dunque il delinquente assoluto da arrestare. Può essere sopportata la corruzione, può essere tollerata la mafia, ma la scritta sul muro, no. No se pol. Delinquente da reprimere, arrestare, espellere. E verrai espulso, come un tifoso violento fino a 12 mesi, e dove andrai a vivere, non è dato sapere. Diventerai vagabondo metropolitano nel Paese della corruzione. Stesso discorso per chi eserciterà il commercio abusivo, chi farà accattonaggio molesto. Si può accettare lo sfruttamento sul lavoro, anche minorile, si può accettare di tutto, ma non chi turba il senso sociale del decoro. No se pol. Espulso. Un provvedimento quello del daspo urbano tanto folle e reazionario, quanto ridicolo perchè inapplicabile, ma altamente pericoloso perchè si inserisce all'interno di un contesto che vuole ordine e disciplina, due paroline che dovrebbero ricordar qualcosa all'Italia dolosamente smemorata. E ritornando alla premessa, devono iniziar a tremare anche gli zoroastriani per la loro tradizione? No, perchè rischiamo di essere d'ispirazione per l'Iran, e non vorrei avere sulla coscienza da democratico occidentale la fine della loro tradizione dell'impronta con la vernice bianca della propria mano lì ove si vive un lutto perchè compromette il decoro.
Marco Barone 

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