C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Capodistria e Milano unite dallo spirito della palma guardando a Miami Beach

Nell’attesa di vedere un giorno collegate, in modo razionale, Capodistria con Milano, passando per la bella Trieste, ad oggi queste due distanti città, son più vicine ed unite che mai, dallo spirito della palma. La palma è un simbolo che ha anche radici religiose, avrebbe la funzione di albero della vita, simbolo del martirio, come ricorda un noto dipinto di Raffaello quale la Sacra famiglia con palma. Tradizione, conservazione, simbolo del potere, che nella vecchia iconografia romana veniva rappresentata insieme alla dea Vittoria. Ma chi ha vinto realmente con le palme da Capodistria a Milano? Esistono circa 200 generi quasi 3000 specie, e sono tipiche di luoghi ove sussiste un clima tropicale o subtropicale, ed è molto delicata. Come dimenticare la morte di decine e decine di palme a Capodistria? Ne vennero piantate più di 200, anche belle esteticamente, costose, ma quanto adattabili a quel clima? E figuriamoci nella nebbiosa Milano. Certo, è vero che il clima è in fase di mutamento, ma se così fosse allora dovremmo avere più palme ovunque. Lo spirito della palma, quello dell’osare, della conservazione, della tradizione, del fascino di un mondo conquistato e dimenticato, di quell’Oriente sempre più vicino, non tanto nella sua cultura, ma nel suo potere economico, che giorno dopo giorno conquista ed acquista un pezzo di quel Vecchio Mondo nell’ottica della globalizzazione selvaggia dominata da finanza e mercato e danaro virtuale. Ma le palme non sono virtuali, son reali. Le guarderai, le osserverai, rimarrai perplesso, o forse anche affascinato, ma il perché non avrà una risposta. Figlie della globalizzazione, figlie di qualche entità astratta, figlie di qualche non senso, che ricorda più quell’esproprio fatto dal grande Impero o da Napoleone, collocando in diversi luoghi e città, simboli ed identità di angoli sconosciuti o devastati, per rappresentare il potere della conquista, oppure semplicemente una banale americanata che ci vuole tutti metaforicamente su quella colata immensa di cemento che caratterizza Miami Beach , passando da Milano e Capodistria. Chissà, e magari non stupiamoci se la prossima volta in giro per le nostre città, conquistate dalle palme, incontreremo qualche Baywatch...anche lì ove il mare non esiste, tanto in questo mondo tutto è possibile.
Marco Barone 

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