Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Troppi stranieri nelle scuole di Monfalcone? Basta realizzare un progetto di accoglienza condiviso

Leggendo i dati del MIUR emerge che in Italia si conferma un costante e significativo incremento nelle iscrizioni degli alunni stranieri si è passati infatti da 196.414 alunni nell’a.s. 2001/02 (2,2% della popolazione complessiva) agli 814.187 dell’a.s. 2014/15, pari al 9,2% del totale. Gli iscritti stranieri fra il 2009/10 e il 2014/15 sono cresciuti del +20,9% a fronte di una diminuzione pari al -2,7% fra gli italiani. 
Un dato particolarmente significativo è che gli alunni stranieri ma nati nel nostro paese costituiscono ormai da qualche anno la maggioranza, raggiungendo nel 2014/15 il 55,3% degli iscritti stranieri: tale percentuale sale addirittura all’84,8% nella scuola dell’infanzia. Con riferimento alla distribuzione territoriale in Italia, i dati mostrano una maggior concentrazione dei minori soli nelle regioni maggiormente esposte al fenomeno degli arrivi via mare e in quelle in cui sono presenti grandi città. Tra le principali regioni di accoglienza: Sicilia (4.109); Calabria (1.126); Puglia (1.102); Lazio (934), Lombardia (931), Emilia Romagna ( 783), Toscana (521). Dati significativi che se armonizzati con il quadro immigratorio ed emigratorio come sussistente in Italia verrebbe da dire che se non ci fossero gli studenti stranieri, visto che gli italiani continuano ad emigrare, molte delle nostre scuole rischierebbero la chiusura e molti docenti e non solo perderebbero il lavoro. Come affrontano il tutto in queste zone interessate da rilevanti processi immigratori? Con protocolli di accoglienza, che immagino esistono anche a Monfalcone. Quale il compito di questi protocolli? Rendere fluido e condiviso nelle sue tappe essenziali il momento dell’inserimento degli alunni stranieri sia all’inizio dell’anno scolastico, sia in corso d’anno; scandire le fasi dell’inserimento e promuovere dispositivi per l’accoglienza; definire e precisare ruoli, funzioni, procedure e modalità di intervento. Sorgono alcune perplessità in merito alle lamentazioni che emergono ultimamente sulla questione di Monfalcone. Ma il problema è che vi è una concentrazione nelle scuole del centro? E se questa fosse maturata solo in quelle periferiche, si direbbero le stesse cose? Sicuramente avere una dirigenza non in reggenza sarebbe importante, ma è relativa e non determinante come questione. Dipende da come viene affrontata l’accoglienza e l’inserimento nelle singole scuole a livello collegiale, senza dimenticarci che esiste il problema della scuola dell’infanzia. Quanti gli stranieri che le frequentano? E’ forse da qui che si dovrebbe partire, per iniziare ad avere un primo approccio con la lingua italiana, ed il Comune in ciò avrebbe un ruolo importante, ma non vorrei che poi qualcuno dicesse che vi sono troppi studenti stranieri all’infanzia. Perché se così fosse, allora il problema sarebbe di ben altro tenore e colore.

Marco Barone

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