Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

"Nei social si assiste a deumanizzazione del linguaggio" la denuncia di Carta di Roma

Una denuncia senza mezzi termini quella che emerge nel rapporto di Carta di Roma per il 2016, in materia di razzismo ed immigrazione in Italia.  "Su Twitter si assiste a una sguaiata  deumanizzazione del linguaggio: compaiono insulti razzisti e  sessisti violentissimi. Da “razzisti contro gli italiani”, e così via con un campionario infinito di fraseggi  e luoghi comuni infarciti di commenti razzisti e discorsi di odio.  È sui social, più che sui media  tradizionali, che il dialogo sfocia in conflitto verbale aperto. A colpi di insulti razzisti e sessisti  violenti. Mentre le opinioni degenerano in un conflitto virtuale fra posizioni e parti diverse e  opposte." Cose note, lo constatiamo ogni giorno, però forse è il momento perchè abbia luogo una grande ed organizzata forma sostanziale di censura. Ai razzisti, e similari, non va riconosciuto alcun diritto di parola, altrimenti è inutile continuare a lamentarsi, tanto queste persone non cambieranno mai idea con nessuna operazione "messianica". Censurare non significa nascondere sotto il tappeto la polvere dell'odio razziale, del razzismo, dei neofascismi e neonazismi, ma significa limitare il danno frenando usi e costumi e linguaggi che minano la pacifica convivenza e la democrazia.

Marco Barone


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