Il Friuli Venezia Giulia ha saputo, per come la vedo io, utilizzare sapientemente la sua specialità, con l'abrogazione delle Province. Certo, sono previste nella Costituzione, ma non per questo tutto quello che è previsto nella Costituzione deve essere l'amen intoccabile, vi sono questioni riformabili e rivedibili, altre, invece, attendono solo di essere, ancora dal 1948, pienamente applicate. E' in fase di pubblicazione la legge regionale che "chiude un percorso di riforme avviato nel 2013: disciplina la soppressione delle Province facendo seguito alla riforma dello Statuto regionale, sancita dalla legge costituzionale 28 luglio 2016, n. 1, con cui è stato cancellato dallo Statuto il riferimento alle Province e ne è stata esplicitamente prevista la soppressione." Alcune funzioni verranno trasferite alla Regione come le funzioni in materia di istruzione, politiche giovanili, orientamento musicale, ogni altra funzione non trasferita ai Comuni, mentre ai Comuni saranno trasferite le funzioni in materia di agricoltura, politiche sociali, politiche giovanili, contrasto dei fenomeni discriminatori e promozione delle pari opportunità sul territorio.
Ma se da un lato si pone fine a delle realtà intermedie, che pur avendo per alcune questioni operato bene, non erano necessarie ed essenziali, dall'altro lato si è innescato il diabolico sistema della UTI Unioni Territoriali Intercomunali che costituiscono “forme obbligatorie di esercizio associato delle funzioni comunali”. Certo, letta così non vi sarebbe nulla di strano. Perché un normale cittadino potrebbe pensare che si tratterebbe di una semplice e banale collaborazione aggregata tra i Comuni, una sorta di collaborazione obbligatoria per legge. Ma non è così. Anche perchè le collaborazioni obbligatorie per legge sarebbero una forzatura immane. Chi non aderisce viene sanzionato con pesanti tagli in materia di trasferimenti di risorse, si incrementano i poteri dei Sindaci, specialmente dei Comuni capofila, i consigli comunali avranno un ruolo marginale, le opposizioni svolgeranno un ruolo di testimonianza, ed i Comuni nella maggioranza dei casi diventeranno solo una sorta di "sportello per i cittadini". Territorio frammentato in 18 piccole contee più che nuove province.
Però, quello che colpisce, ed impressiona, è che la maggioranza dei cittadini non hanno capito un bel niente su cosa consiste questa abrogazione delle Province, su questo unicum che si è realizzato in Italia, così come non hanno capito niente del sistema delle UTI, non per ignoranza, ma perchè il tutto è complicato, tecnico, e viene percepito come un qualcosa di distante dai problemi della quotidianità. Non è un semplice risparmio di spesa, ma qui si sta realizzando un qualcosa di epocale, che rischierà di avere effetto domino in tutta Italia.
Personalmente sono sempre stato favorevole ad una società dei Comuni, riconoscendo maggior centralità, autonomia e potere e democrazia partecipata ai Comuni, ma con il sistema delle UTI, nonostante l'abrogazione delle Province, non si va in questa direzione, si va verso una sorta di decisionismo in salsa locale che è stato respinto, come principio, dall'ultimo referendum del 4 dicembre, e questa materia sicuramente sarà una delle questioni calde che caratterizzeranno la prossima tornata elettorale in FVG.
Marco Barone
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