La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quando ai cantieri navali di Monfalcone si scioperò per sei mesi, erano i caldi anni '60

Si racconta, ancora oggi, tra chi ha lavorato ai cantieri navali di Monfalcone, le lotte, durissime, che hanno caratterizzato questo territorio verso la fine degli anni '60. Lotte che saranno importanti per l'affermazione dello Statuto dei lavoratori. I motivi furono diversi, le esternalizzazioni, le ditte esterne che pagavano i propri operai quattro soldi che non avevano neanche diritto alla mensa, la mancanza di salari adeguati se non il mancato pagamento del salario. Sei mesi di sciopero ed occupazione anche dei cantieri, anche il Municipio di Monfalcone venne occupato, lotte che attirarono l'attenzione dei media nazionali. Lotta dura, si diceva. Era un periodo storico difficile, si viveva di assistenzialismo, esasperato anche da diverse forme di ammortizzatori sociali, perchè ancora la questione dei confini era calda in questo territorio, ed anche se Monfalcone dal 1947 apparteneva all'Italia, la vicina Trieste, dovrà aspettare il 1954 prima ed il 1975 poi con il controverso Trattato di Osimo, per vedere chiusa una pagina di storia articolata e complessa. E dunque per tener buoni tutti e far vedere quanto buona fosse l'Italia, si pagava, pur senza lavoro o lavorando, in diversi casi, in modo irrisorio. Lotte contro i padroni, ma anche grande conflittualità tra gli stessi operai emersero.
A guardare come vanno le cose oggi, nella società di oggi, è più che evidente che la mancanza di lavoro, la riduzione dei diritti, l'aver utilizzato all'ennesima potenza manodopera straniera perchè più favorevole a determinate condizioni di lavoro, ha comportato una situazione di disastro vero e proprio. Si doveva intervenire subito, bloccando le esternalizzazioni, bloccando stipendi al ribasso e competizioni al ribasso tra i lavoratori. Ma così non è stato ed oggi ci troviamo nella situazione che è la destra a battersi per i diritti dei lavoratori, per ovvie ragioni, con l'affermazione del prima gli italiani, i monfalconesi, i bisiachi, e magari gli abitanti di un rione specifico, e poi...il nulla. 
La sinistra ha errato enormemente, sostenendo la globalizzazione selvaggia che ha favorito povertà, diseguaglianza ed ingiustizia sociale. Non devono stupire i discorsi di oggi che si manifestano contro i migranti, così come la comprensibile incazzatura sul bonus gratitudine, una follia tutta nostrana, forse,in un contesto ove si registra anche un business inevitabile. Questi sono gli effetti della miseria, del malessere sociale ed è più facile puntare il dito contro l'estraneo al tuo sistema sociale, il più debole, che contro il vero responsabile. Si deve ripartire dal lavoro, dal diritto al lavoro e diritto del lavoro per riequilibrare la situazione, altrimenti la pentola esploderà in pessimo modo e saranno sempre di più cazzi amari.

Marco Barone

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