Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ma a Gorizia, per il referendum, vi è stata o non vi è stata la violazione della Par condicio?

A Gorizia ha fatto discutere, il fatto che nella sala del Consiglio provinciale, si sia svolta una iniziativa a sostegno del sì alla riforma costituzionale, perchè, come denunciato dal Comitato del No, " la par condicio nei confronti dell’elettorato è nuovamente violata, relativamente al divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni". Producendo anche apposito esposto. Mi è stato segnalato che qualcuno ha spostato la questione sulla opportunità, parlando di presunta violazione, visto che la sala è stata richiesta da un consigliere provinciale per fare propaganda ed è stato riconosciuto il tutto come legittimo anche se non opportuno. O non si è realizzata nessuna violazione della par condicio, cosa su cui manifesto alcuni dubbi in linea con quelli manifestati dal comitato del no, oppure è stata una sola questione di opportunità. Ma se si è trattata solo di questione di opportunità, di che cosa stiamo parlando? Visto che tra violazione della par condicio ed opportunità politica ci passa nel mezzo un bel mare di diversità contrastanti ed opposte? Si tratta di valutazioni diverse, legittime, e ci mancherebbe, ma non conciliabili con la posizione chiara e netta, assunta in modo inequivocabile, dal comitato del no.  A proposito di democrazia voglio ricordare che come è noto per il convegno sul 10 febbraio sulle vicende del confine orientale (reputata come iniziativa provocatoria e similare a quelle che nel giorno dell'Olocausto negano ciò, roba da non credere, eppure è accaduto in quella Provincia che ora chiuderà i battenti, e certamente non verrà rimpianta da molti) la sala non è stata mai concessa. Eppure quel giorno, che ha segnato una pagina nera "made pseudosinistra" nella storia di Gorizia che non verrà mai dimenticata, la violazione della democrazia si è realizzata pienamente, negando il diritto di esprimere la propria opinione, con cognizione di causa, conformemente alla legge anche sul giorno del ricordo, in un luogo pubblico. In quel caso l'articolo 21 della Costituzione è stato chiuso in un bel cassetto dai grandi tutori democratici di sinistra. Ed allora se tale violazione vi è stata e se ne era a conoscenza la Provincia, viste le segnalazioni come effettuate, perchè non ha preso posizione? O forse il non prendere posizione, è da intendersi come una presa di posizione?

Marco Barone

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