Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Più autorità e militari che goriziani per il Presidente della Repubblica a Gorizia, e l'omaggio al controverso lapidario

Doveva essere la visita per il centenario della grande guerra, o per la prima presa di Gorizia, anche se a scoppio ritardato e per scherzo del destino è caduta, quella del Presidente della Repubblica, nel periodo coincidente con la disfatta di Caporetto e la perdita di Gorizia. Vi è stata una Gorizia poco imbandierata, un nulla rispetto al raduno degli Alpini, e spiccavano, ad esempio, i colori della vecchia contea di Gorizia che come è noto vennero adottati dalla Provincia, che ora verrà cancellata, con decreto di Mussolini nel 1928 e nel 1929.

Avrebbero potuto mettere delle bandiere della pace, ma così non è stato, neanche a parlarne di bandiere slovene, salvo in determinati inevitabili luoghi cerimoniali, nonostante la visita del Presidente Sloveno. Ma la cosa che ha colpito di più è stata l'importante presenza di autorità, di forze dell'ordine, e salvo qualche scolaresca, pochissimi i cittadini presenti, qualcuno per le strade e sbuffando, dopo l'ultimo saluto di Mattarella all'uscita del Verdi, ha detto che non c'era praticamente nessuno. Il perchè? Può avere diverse ragioni, il poco entusiasmo forse che ha caratterizzato questa visita? Chissà. Entusiasmo vi è stato sicuramente da parte di chi opera per la costruzione del Partito della Nazione elogiando il centenario della Gorizia italiana o la visita del Presidente al contestato lapidario. Visita che non era preventivata e che non aveva alcun senso con il tipo di iniziativa politica e storica che era stata prevista ed originariamente organizzata. Qualcuno avrà ricordato al Presidente che lì vi sono un centinaio di nomi che per errore ed orrore storico non dovrebbero essere riportati e che solo uno è stato cancellato e che si attende ancora giustizia in tal senso? E perchè, a questo punto, il Presidente non ha omaggiato il piazzale della stazione dove si ricorda la celebre battaglia partigiana di Gorizia, a pochi passi dal Parco? Gorizia che è città medaglia d'oro anche per il contributo dato per la resistenza? E che dire delle stragi, diverse, nazifasciste compiute al castello? O l'assalto fascista al Trgovski dom, a pochi metri dal Verdi, avvenuto il 4 novembre del 1926?. Ha sicuramente ragione il Presidente quando dice che oggi si vive in un mondo "nel quale la globalizzazione ha reso vicini anche problemi e fenomeni un tempo considerati lontani", ma è la globalizzazione incontrollata che ha partorito diseguaglianze ed ingiustizie sociali e revisionismi storici. E come si può "continuare a lavorare incessantemente, per consolidare i traguardi che abbiamo potuto raggiungere, coltivando la memoria del passato, affinchè anche le nuove generazioni possano rendersi pienamente conto del lungo, e spesso doloroso, cammino che i nostri popoli hanno compiuto per costruire insieme il loro futuro?", quando il revisionismo storico stravolge la realtà fattuale e la verità storica e certe e date realtà fanno propaganda nazionalistica nelle nostre scuole? Così come è innegabile che il muro di Gorizia, seppur materialmente caduto, esiste ancora, nonostante le parole espresse dal Sindaco di Nova Gorica, i ponti metaforici tra i confini sono di sabbia ed instabili perchè la cooperazione transfrontaliera è stata un fallimento reale con una Slovenia che continua a chiudersi con ridicoli muri anti-migranti ed un Paese come l'Italia che non riesce a garantire la giusta e dignitosa accoglienza umanitaria. Vi è da riflettere su quanto accaduto in questo 26 ottobre a Gorizia e soprattutto sul perchè vi sia stata una scarsa partecipazione di cittadini goriziani.

Marco Barone

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