Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Una pizza e pasta mafiosa possono essere pericolose quanto una bomba


Leggendo le varie operazioni che sono state realizzate sul territorio nazionale, dall'inizio di questa estate  contro le mafie verrebbe da pensare che, ricordando il titolo di un vecchio film se la mafia uccide solo d'estate, le mafie vengono colpite duramente in estate. Chiaramente trattasi di una coincidenza, perché le operazioni sono costanti. Quanto accaduto, per l'ennesima volta, nella nostra regione, riporta alla mente l'operazione che Repubblica nel 2010 definì come Pasta Connection. Si ricordava che "dove c'è pizza c'è mafia", riportando la frase di uno un dei pochi pentiti calabresi all'indomani della strage di Duisburg, in merito alla situazione del radicamento della 'ndrangheta in Germania. Operazione, quella di Pasta connection che ha portato Repubblica a scrivere che “ è la più grande catena di ristoranti in Italia, conta almeno 5 mila locali, 16 mila addetti, e fattura più di un miliardo di euro l'anno. Non ha un marchio unico e i proprietari sono diversi. È la catena dei ristoranti dei boss”.

Facendo una ricerca su internet, con alcune parole chiave, emerge che se si cerca ristoranti sequestrati per riciclaggio di danaro, vi sono 54 mila risultati, ristoranti mafie, 144 mila risultati, ristoranti mafia, 458 mila risultati, ristoranti 'ndrangheta 179 mila risultati, ristoranti camorra 133 mila risultati. Impressionante, poi chiaramente si dovrebbero analizzare nello specifico i contenuti di tutti questi risultati, ma richiederebbero settimane intere. Così come pare evidente che non è che dove vi sono ristoranti e pizzerie a gestione "meridionale", con personale meridionale, queste siano automaticamente mafiose, anzi. Coloro che rischiano di essere danneggiate da un sistema colluso con le mafie, sono le persone oneste, che hanno sacrificato la propria vita in questo tipo di attività, che hanno lasciato la propria terra di origine per cercare fortuna in quello che un tempo era il ricco nord, come il FVG, che oggi, invece, è la regione con l'incidenza di povertà relativa più alta del Nord Italia. Starà al buon senso delle persone ed alla ordinaria intelligenza delle persone saper distinguere, purché non emergano pregiudizi preventivi.

D'altronde le mafie se qui si sono inserite è perché hanno trovato anche l'appoggio della gente “autoctona”, mica si conquista un territorio così con impeto. Per conquistare un territorio senza sparare un colpo, senza far esplodere bombe, ma con il danaro, con il prestito di danaro, con il riciclaggio di danaro, serve anche che qualcuno si rivolga alle mafie o che non rifiuti l'aiuto delle mafie. La collaborazione della gente del posto è fondamentale, così come è fondamentale per cercare di arginare un sistema che pare essere ben radicato e difficile da demolire. Nella relazione Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta del fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere del 25 gennaio 2012 si sottolineava che tra i fattori che hanno contribuito allo sviluppo della criminalità organizzata sono stati determinanti la disoccupazione fortissima e lo scarso senso civico da un lato e dall'altro l’alleanza della ’ndrangheta con il mondo imprenditoriale.

Alleanza che non è un fatto eccezionale, ma un modo di fare impresa: la società (società come viene chiamata la 'ndrangheta tra i suoi aderenti) ed il suo titolare rappresentano una dotazione strumentale indispensabile per la realizzazione dei fini economici della associazione. In tempo di crisi e post crisi, le organizzazioni criminali, in particolar modo la 'Ndrangheta,e la Camorra in primis hanno grandi possibilità di riciclare danaro,in immobili ed in attività imprenditoriali, piccole in particolar modo, ma anche in partecipazioni sociali, in aziende in forte crisi di liquidità. Trieste è una città che può fare gola alla 'ndrangheta così come Gorizia ed altre realtà regionali come Udine. E poi non dimentichiamo che Trieste e Gorizia si trovano in una posizione strategica, che apre le porte alla terra dei casinò della Slovenia, così come andrebbero monitorate con attenzione tutte quelle attività ove spesso la gente si indebita oltre ogni decenza, ove si scommette o si gioca letteralmente il proprio danaro. E' più che evidente che una volta che si viene indagati per attività connesse a situazioni direttamente od indirettamente mafiose, questo marchio, pur esistendo il principio dell'innocenza, difficilmente verrà rimosso. Così come è vero che la Magistratura prima di muovere determinati passi, specialmente in terre come il FVG dove la tutela dell'immagine era per anni la cosa più importante da preservare, significa che qualche elemento concreto lo ha. In un contesto ove lo Stato non investe come si deve in un settore delicato, quale il contrasto alle mafie, dove spesso è la buona volontà, l'inventiva ed il sacrifico di chi opera a colmare quelle lacune che sussistono. Le scuole ancora una volta sono l'ambito più importante ove intervenire, non tramite una banale cultura della legalità, perché non esiste questa, anche il fascismo e nazismo quando sono nati erano “legali”, ma tramite lo studio della nostra Costituzione e della storia delle mafie, perché si possa comprendere che anche una pizza o mozzarella o pasta mafiosa possono essere altrettanto pericolose quanto una bomba di mezza estate mafiosa.

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