La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quel magnifico splendore di colore per le strade di Monfalcone con i vestiti delle donne bengalesi

In questa estate afosa e grigia, per le strade di Monfalcone regna un sano colore. Ed è quello dei meravigliosi vestiti delle donne bengalesi. Con quel vestito tradizionale, chiamato Sari, leggero, lungo, che copre con eleganza il corpo della donna. Colori variegati, chi con una sola tinta, chi con più tinte. Qualcuna è anche integralmente coperta in volto, portando il velo, anche questo colorato. Ed ovviamente le solite ed immancabili malelingue passano il loto tempo sul web, tra fasciofancazzisti da tastiera, e perbenisti, a pronunciare sempre le solite noiosissime litanie.
Noi siamo cresciuti in Occidente, con la cultura occidentale. Non abbiamo gli strumenti per capire, anche perché l'ignoranza è sovrana. Comunque non abbiamo il diritto di giudicare. Il velo è giusto o non è giusto? Lo stesso potrebbe dirsi se è giusto andare in giro per le strade delle nostre città mezze svestite o mezzi svestiti, per non dire alto e non essere volgari.
Poi, ovviamente, si tira in ballo, in una danza che non vuol proprio danzare, la questione della sicurezza, del terrorismo. Chi si celerà mai dietro quel velo? E se ci fosse qualche uomo travestito da donna? Magari con intenti cattivi? Diabolici?
Accidenti! Verrebbe da esclamare, e chi mai potrà celarsi dietro un casco alla guida di una motocicletta? O dietro i vetri oscurati di qualche automobile e sempre più diffusi anche nelle nostre località?
Questi interrogativi sorgono in una Monfalcone dove la criminalità organizzata è radicata, dove la disoccupazione è un problema reale, dove l'amianto è il dramma dei drammi, dove i diritti dei lavoratori sono sempre di più al ribasso come nel resto del nostro disastrato Paese, dove le lotte operaie sono solo un ricordo da cartolina, dove a furia di ripetere che Monfalcone non è più quella di una volta, questa città ha smarrito la propria identità in una memoria sempre più sbiadita.
Ma criminalità organizzata, camorra, 'ndrangheta, mafia, amianto, conflitto sociale, sono cose troppo serie da affrontare, capire, conoscere e contrastare.
Meglio perdersi nella banalità del male quotidiano, in quella intolleranza da quattro soldi, che produce solo un gran fetore che fa letteralmente concorrenza a quello della centrale a carbone.
Forse qualcuno vorrebbe ronde quotidiane, nudità totale, telecamere ogni due centimetri, ma questo discorso può valere nei confronti degli altri, mica della propria persona. Non sia mai. Guai chi ficca il naso a casa mia, ma a casa tua, per la sicurezza, se pol... Insomma,velo o non velo? Imposizione o scelta? L'unica cosa certa è che sano e vitale colore per le strade di Monfalcone, in questa estate, lo stanno portando le donne bengalesi.

Marco Barone 


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