Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

I tanti punti interrogativi da Nizza al mancato colpo di Stato in Turchia


La fretta è una brutta bestia. La frenesia prevale sulla logica. L'emotività domina la ragione. Ma in questa società non è più possibile avviare riflessioni compiute nello stile delle "bustine" di Eco, a distanza di qualche settimana dai fatti accaduti. Si deve riuscire a ragionare avendo la forza di mantenere intatta la lucidità, disintossicandosi dalle volontà del sistema, dalle verità del sistema in tempo reale, per cercare di mettere in discussione, in modo ragionato, la banalità della menzogna. 
Su Nizza tanti sono gli interrogativi che sorgono. Si è puntato subito il dito contro l'ISIS, la cui rivendicazione è arrivata a 30 ore dal fatto. Fin dall'inizio si è voluto che quella strage fosse dell'ISIS. Strage arrivata poche ore dopo che era stato dichiarato che lo stato d'emergenza in Francia non sarebbe stato prorogato. Ora è stato prorogato per tre mesi con migliaia di soldati schierati per le strade francesi. Un TIR, la scusa del gelato da trasportare nel centro di Nizza ed accade quello che tutti abbiamo visto. Una strage. Ma i dubbi sulla motivazione sono emersi dopo qualche ora. Si è parlato di un folle, come se quelli dell'ISIS non lo fossero, si è parlato di un depresso, che si era separato da poco, che non era né estremista né religioso doc. Eppure l'ISIS doveva essere la causa e la ragione di tutto ciò. Perché è più funzionale, perché è più accettabile una strage compiuta dall'ISIS, di simile tenore, che da un pazzo brutto e cattivo, perché la pazzia fa paura, è più imprevedibile dell'ISIS, che comunque colpisce dove e quando e come vuole. Eppure di episodi folli e similari a quello di Nizza ne sono accaduti diversi nel corso del tempo. ISIS doveva essere, forse ISIS è stato, ed ISIS sarà. L'unica cosa certa è che ancora una volta il sistema di sicurezza francese ha fatto una gran figura di merd e chi ne ha pagato il prezzo è stata la gente comune.

Poche ore dopo i fatti di Nizza, dal luogo più controverso alle porte dell'Europa, il luogo che combatte chi combatte realmente l'ISIS, i curdi, il luogo che ha ricevuto milioni di milioni di euro per non far partire i profughi, per non turbare la vista di noi europei, accade l'inverosimile.

Un tentato colpo di Stato in Turchia. La cosa allucinate è l'opportunismo Occidentale ben evidenziato dal suo silenzio iniziale. Ed il tutto è avvenuto nel mentre il Segretario di Stato Americano era a Mosca. Veniva da pensare che probabilmente sia Americani che Russi non erano disturbati dal colpo di Stato. 
Ognuno per le sue ragioni. Hanno aspettato il tempo massimo accettabile. Nel mentre l'esercito comunicava di aver preso il potere, Erdogan  fuggiva. 
Superato il periodo massimo di tolleranza, le cose iniziano a mutare. Il potere non è stato preso. Erdogan parla attraverso la CNN turca, arriva la presa di posizione degli Americani, sostengono Erdogan, poi a ruota libera si allineano a questa posizione alcuni Paesi Occidentali. L'esercito che fino a quel momento veniva lodato per aver difeso la laicità, inizia ad essere criticato. La gente, poca, scende in piazza. Si spara. Si muore. La marina si dissocia, una parte dell'esercito pure. Il Colpo di Stato probabilmente sostenuto da diversi interessi e forze esterne è fallito. Si dirà che è fallito perché il popolo era contrario. La storia ha sempre dimostrato che, in queste occasioni, il popolo è solo uno strumento. I colpi di Stato riescono se l'esercito è compatto. Non si è mai vista la polizia essere in grado di fermare l'esercito, potente poi, come quello turco.
Certo l'esercito non avrebbe potuto sparare contro tutti i civili, anche se lo ha fatto in parte. Ma è stato fatto fallire, per incapacità o chissà cosa, con la conseguenza che in queste battute iniziali conseguenti al fallimento del golpe, paradossalmente Erdogan ne è uscito rinforzato e l'Occidente semplicemente opportunista lodando la non democrazia Turca e non avendo il coraggio di prendere una posizione chiara e netta di contrasto al Colpo di Stato militare fin dai primi minuti in cui si è capito quello che stava accadendo. E su ciò ci si dovrà chiedere se trattasi di solo opportunismo o di altro. 
Tanti interrogativi sorgono su Nizza e Turchia, due vicende teoricamente sconnesse, ma entrambe caratterizzate più da buchi neri che luce, e da quella verità che, come sempre accade, mai conosceremo, aspettando il prossimo evento tragico che accadrà.
Marco Barone 

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