Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Gorizia e grande guerra: Quando Baruzzi venne dimenticato dallo Stato italiano


Il 4 settembre del 1916 venne conferita ad Aurelio Baruzzi la medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione: “Comandante di un reparto di bombardieri a mano, si slanciava per primo in un camminamento austriaco, catturandovi uomini e materiali. Due giorni dopo, accompagnato da soli quattro uomini, irrompeva in un sottopassaggio della ferrovia apprestato a difesa, contro il quale si erano spuntati gli attacchi dei due giorni precedenti, intimando audacemente la resa a ben duecento uomini, che venivano catturati unitamente a due cannoni e ricco bottino di armi e materiale. Più tardi partecipava al passaggio a guado dell’Isonzo, si spingeva in Gorizia e nella stazione innalzava la prima bandiera italiana. Gorizia, 6-8 agosto 1916. “ Anno 1956. Alla Camera dei Deputati si discute il disegno di legge che riguardava lo Stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l’esercizio finanziario 1956-57. Prenderà la parola Francesco Di Bella membro dal 21 luglio del 1953 del Partito nazionale monarchico il quale evidenzierà come lo Stato italiano si fosse letteralmente e sostanzialmente dimenticato delle sue medaglie d'oro al valor militare. Per esempio ricorderà che “vi sono dei ciechi decorati di medaglia d’oro che fanno i telefonisti per tirare avanti, perché non ancora è stata loro riconosciuta la pensione per causa di guerra. Cosa può fare un uomo con 40.000 lire all’anno che sono poco più di 3.000 lire al mese ? Certamente il sottufficiale o il soldato decorato di medaglia d’oro non ha cultura molto elevata: ecco una ragione di più per tendere loro la mano, per dar loro la possibilità di ottenere per generosi interventi, un sufficiente stipendio.” Per arrivare poi a citare l'esempio di Baruzzi. “Ho qui una pratica di una medaglia d’oro che forse i primi vecchi soldati della prima guerra mondiale ricorderanno ancora. Si tratta della medaglia d’oro Baruzzi alla quale si deve la conquista di Gorizia. Ebbene, la medaglia d’oro Baruzzi, dopo aver fatto tanto, si trova oggi a non aver avuto niente. 
Il giornale a rotocalco Oggi, nell’edizione 8 novembre 1951, parlando delle medaglie d’oro e del caso particolare Baruzzi, così si esprimeva: Vestiva dimessamente, portava una grossa borsa di cuoio da viaggiatore ed a una tasca della giacchetta spuntava un cartoccio. Certamente era un panino per la colazione. Ed era medaglia d’oro e come tale non aveva i mezzi economici per potersi offrire un pranzo », Il Merlo Giallo, nell’edizione del 20 novembre 1955, così scriveva ed intitolava un articolo (( Per non piangere )) e rappresentando il caso seguente così si esprimeva: (( Sopprimiamo il nome dell’interessato per non recare danno a colui che un giorno passava per eroe, mentre oggi ... Dunque questo povero diavolo, nel senso proprio del termine, ebbe la malinconia nel 1916 di prendere Gorizia quasi da solo con 4 uomini. Giovani italiani, chi di voi non ambirebbe o ambisce una medaglia d’oro al valore sul campo ? Ma se vi decorano, chi vi rispetta ? )) E la rivista Incom del 22 giugno 1950 così scriveva: ((Ci domandano se valeva la pena che il tenente colonnello Baruzzi, l’eroe di Gorizia, finisse costretto per vivere a fare il commesso viaggiatore..” Ciò a significare come l'Italia si è sempre persa nella sua retorica, per poi nella sostanza abbandonare e dimenticare chi, nel bene o nel male, nel giusto o meno, nel nome dell'Italia ha sacrificato letteralmente la propria vita anche con gesta di un certo rilievo. Così come Gorizia, oggi. Vien da pensare che il caso Baruzzi sia proprio emblematico di come l'Italia si sia comportata in cattivo modo complessivamente nei confronti di Gorizia, dimenticata e relegata ad esercitare un non ruolo nell'estrema periferia del nostro Paese.

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