La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il caso dell'aeroporto di Ronchi. Valore zero per ripartire da zero


Nel giorno in cui il Piccolo, a grandi titoloni, ha evidenziato il valore del nostro scalo, pari a zero, ogni dieci minuti decollava un aereo. Alcuni si chiedevano ma non valeva zero il nostro scalo? Ed oggi tutti questi voli? Da un certo punto di vista era anche interessante vedere decollare l'aereo ogni dieci minuti, per no so quanti voli, però dopo qualche ora, vista anche la vicinanza con il centro abitato di Ronchi, quei rumori iniziavano ad essere un grande fastidio. Ma nessun problema. Solo una coincidenza. Si trattava di esercitazioni di volo. Lo stesso aereo che in uno scalo con voli ridotti ai minimi termini è decollato ed atterrato non so quante volte. Scherzo del destino verrebbe da dire. A Ronchi il problema di avere voli ogni dieci minuti non si pone, è più facile che l'Udinese vinca lo scudetto piuttosto.  Valore zero, fatturati a picco ma sono previsti investimenti milionari. Il Piccolo riportava che "gli investimenti, per il terminal passeggeri sono previsti per un totale di oltre 10 milioni nel periodo 2016-2019; alle infrastrutture di volo andranno 2,22 milioni nel 2016 e 5,1 nel 2017, per un investimento complessivo di 12 milioni al 2019. Per lo sviluppo dell'intermodalità si spenderanno 2,5 milioni nel 2016 e 7,4 nel 2017, per totali 16,8 milioni a fine quadriennio". Domanda ma chi investirebbe mai in una azienda dal valore pari a zero? Nessuno, salvo qualche considerazione. Come è noto dal luglio 1997, titolare della gestione dello scalo di Ronchi è la Aeroporto Friuli Venezia Giulia S.p.A., società per azioni a socio unico – la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – dal luglio 2010. Quello che ci si augura è che tutti questi investimenti saranno accompagnati da un protocollo di legalità antimafia, perché possano affermarsi i giusti e dovuti controlli in una zona dove le mafie ci sono da lungo tempo. Sorge il sospetto che il tutto serva per preparare un prodotto, oggi dai valori di mercato ai minimi termini, da collocare in vendita se non in svendita. Ergo, privatizzazione piena. Ora Ronchi così come il porto di Trieste ha sofferto una concorrenza inaffrontabile con il sistema di Venezia. Non si può concorrere con Venezia, si può fare solo sistema. Altrimenti Ronchi e Trieste continueranno a prendersi solo gli scarti di Venezia, quando va bene, come accaduto sino ad oggi. Ma spendere soldi pubblici per il giusto investimento dello scalo di Ronchi, la cui intitolazione anacronistica di Brazzà, colonialista e nobile romano, naturalizzato francese, andrà certamente rivista, per poi collocare eventualmente la struttura nel mercato, è giusto? E' giusto investire milioni di milioni di euro pubblici in una struttura dal valore zero e con fatturato a picco? Quando il suo futuro pare essere già ben tracciato? L'unica cosa certa è che oggi si deve ripartire certamente da zero.

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