Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Una nota dell'ottobre del '45 del Ministero degli Esteri di De Gasperi contro la Jugoslavia e la non foiba di Rosazzo

Come ho già avuto modo di evidenziare la "notina" piena di contraddizioni che presumo essere del SIM, dalla cui pubblicazione è nata una strumentalizzazione incredibile che ha minato ogni principio di correttezza ed etica, e favorito un gravissimo accanimento contro la Resistenza Rossa ed in particolar modo contro quella filo-Jugoslava se non Jugoslava, si inserisce in un contesto storico ben preciso. Quando la Jugoslavia pretendeva, giustamente la consegna dei criminali di guerra italiani. Ed in quel periodo l'Italia preparava il proprio dossier per scagionare gli italiani e non solo. Nei documenti desecretati da qualche tempo da parte del Ministero degli Esteri, vi è una nota di De Gasperi, diretta alla Presidenza del Consiglio, del 2 ottobre del 1945, molto significativa. In questa nota si legge: "Si premette che, nonostante ripetuti nostri tentativi, non si è mai da parte nostra riusciti ad avere in Jugoslavia, non si dice una rappresentanza diplomatico- consolare, ma neanche una qualche missione militare o della Croce Rossa,che potesse comunque occuparsi dei moltissimi militari e civili italiani che trovandosi colà sbandati o in condizioni non soltanto precarie, ma addirittura pietose.Codesta presidenza sa, d'altra parte, delle gravissime misure adottate da parte jugoslava a danno delle popolazioni italiane nella zona della Venezia Giulia che sta al di là della linea Morgan e della assoluta impossibilità da parte alleata e nostra di inviare colà osservatori che possano in qualche modo seguire e controllare la situazione.Si aggiunge che da parte jugoslava si mantengono invece in Italia tutta una serie di organizzazioni e di uffici non bene qualificati e che svolgono attività varie, non sempre e comunque soltanto molto parzialmente controllabili. Di tali organizzazioni ed uffici si acclude un elenco  che potrebbe anche non essere completo. La richiesta jugoslava di inviare in Italia una ulteriore missione per raccogliere prove circa presunti crimini di guerra, va dunque inquadrata nella più ampia cornice delle suesposte considerazioni. Questo ministero sarebbe nella specie d'avviso che nel rispondere alla Commissione Alleata,dovrebbe essere prospettata la situazione quale in alto descritta, domandato il disciplinamento e la riduzione delle missioni jugoslave già esistenti in Italia, richiesto che, in corrispettivo, un'analoga missione italiana o alleata sia autorizzata a condurre ed alle stesse condizioni, parallele amichevoli inchieste sia sul territorio italiano di occupazione jugoslava, sia sul territorio jugoslavo vero e proprio.Si aggiunge che un osservatore altamente qualificato ed estremamente imparziale ha recentemente descritto la situazione della Venezia Giulia, nei seguenti termini che sono facilmente riducibili in termini di veri e propri «crimini di guerra»: «L'occupazione di tutta la Venezia Giulia per quaranta giorni e di tanta parte della regione ancor oggi ha avuto un tale carattere di autentica barbarie, ha instaurato un tale regime di violenza, ha privato le popolazioni così brutalmente dei diritti più elementari, ha dato tali esempi di ferocia disumana e tale prova di incapacità di amministrare quelle terre, che nessun uomo di cuore, che stimi la civiltà, può avere animo di costringere delle popolazioni che non ne vogliono sapere, sotto tale insopportabile giogo». Si avverte che per quanto riguarda le atrocità jugoslave, una nuova relazione documentata è già stata fatta pervenire a Londra, a Washington e alla Commissione Alleata da parte di questo ministero. Tale relazione è, se occorre, a disposizione di codesta presidenza.". Come si può vedere si punta il dito contro la Jugoslavia, con lo scopo di discreditare questa affinché i militari italiani ritenuti responsabili di crimini impressionanti non venissero consegnati alla Jugoslavia. Per fare ciò non bastava solamente scagionare i soldati italiani, come si è tentato di fare con un noto dossier, ma si dovevano far apparire i partigiani Jugoslavi nella specie come talmente brutali e cattivi affinché emergesse una sorta di equilibrio che legittimasse la non consegna dei criminali di guerra italiani a quel Paese. E ciò è quello che poi è realmente accaduto. Con accuse prive di ogni fondamento ed attendibilità minima. E la notina della non foiba di Rosazzo a parer mio si inserisce pienamente in questo contesto. Forse non è mai stata utilizzata e diffusa pubblicamente perché talmente abnorme che si rischiava di minare l'intera credibilità della macchina che si era messa in moto con uno scopo ben chiaro e preciso. 

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