C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Alcuni murales per le strade di Belgrado e rivivi la storia del calcio della Jugoslavia


A Belgrado non è difficile notare diversi murales per le sue grandi e piccole strade. Alcuni sembrano immobilizzare il tempo, fermo e decadente, altri, invece, ricordano la gloria calcistica della Jugoslavia e soprattutto del Partizan. Per esempio, tra il mercato di Belgrado e la centralissima Knez Mihailova , si possono notare due murales a firma del Grupa JNA the Partizan Artist .


Ci sarà Petar Borota (Belgrado, 5 marzo 1952 – Genova, 12 febbraio 2010) noto per aver giocato oltre 100 partite con la maglia del Chelsea, oppure Miloš Milutinović 

che realizzò la rete decisiva nell'1-0 tra Jugoslavia e Francia, che aprì i mondiale del 1954 e si trattò del primo goal di una partita dei mondiali ad essere trasmesso in diretta televisiva. Insomma, i  muri parlano e raccontano un pezzo di storia sia di Belgrado che della cara e vecchia Jugoslavia. 


Marco Barone 

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