Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La Commissione d'inchiesta per i criminali di guerra italiani, istituita per non consegnarli alla Jugoslavia


Nei documenti ora desecretati dal Parlamento, in merito ai crimini di guerra compiuti da italiani e tedeschi emergono elementi interessanti ed importanti. Tra questi vi è un significativo carteggio tra il segretario generale degli Affari Esteri ed un Colonnello componente della Commissione di inchiesta per i criminali di guerra italiani, appartenente al Ministero della difesa.
Come è noto questa Commissione non ha portato a nulla, o meglio ha evitato il processo ai criminali di guerra italiani. Diverse nel corso del tempo sono state le denunce sul fatto che questa Commissione de facto ha ostruito la consegna dei criminali di guerra italiani soprattutto alla Jugoslavia. Vi erano diverse liste, quella unificata delle forze alleate, quella dell'ONU ove un migliaio erano i nomi ma la Commissione ne prese in considerazione poco meno di 200 escludendo totalmente quelli che operarono in Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia dove crimini contro l'umanità e di guerra sono stati denunciati con forza e più volte.

Veniamo al dunque di questo carteggio.

Siamo nel 1951, periodo in cui ancora la questione di Trieste non è giunta a conclusione, si dovrà aspettare infatti il Memorandum di Londra del 1954 e poi il Trattato di Osimo, periodo ove i rapporti tra Italia e Jugoslavia erano tesi e dove la Jugoslavia aveva tutti gli interessi a vedersi consegnati i criminali di guerra, anche se qualcuno, per ovvi motivi, oserà affermare il contrario.
Un prima lettera, la cui data è illeggibile, ma il periodo può essere ricondotto ai primi di gennaio del 1951 e la firma è quella del Segretario Generale Ministero degli Affari Esteri che ha come destinatario un Colonnello componente della Commissione di inchiesta, si legge: "il Suo biglietto di auguri mi è pervenuto mentre mi accingevo a scriverle per ritornare sulla questione dei cosiddetti “criminali di guerra italiani”questione che ogni che passa diviene più superata ed anacronistica”. Parlando della “inutilità” della commissione di inchiesta si evidenzia che questa “ è stata creata al solo fine( e sottolineato) di evitare la consegna alla Jugoslavia col pretesto che gli italiani li avremmo giudicati noi(...)”. E si legge, nella parte conclusiva, che il lavoro della commissione “ lo si porti a compimento rapidamente in quanto non mi pare giusto né umano che si trascini per mesi ed anni una decisione soltanto perché la Commissione lavora con lentezza perché i suoi membri, forse oramai consci della, inutilità del loro lavoro, si radunano raramente.”

16 gennaio 1951,dal  Segretario Generale Ministero della Difesa giunge una nuova lettera, sempre al Colonnello di cui sopra e con tono confidenziale: "Al momento attuale rimangono infatti da esaminare ancora pochi nominativi accusati di "crimini di guerra"dalla Jugoslavia, Albania, Francia e Grecia. Si tratta di nominativi di persone che - o perché emigrate all'estero o per essere state indicate dalle Potenze interessaste con generalità errate - è stato molto difficile poter identificare e rintracciare". 26 gennaio 1951 sempre dal Ministero degli Affari Esteri una lettera destinata a quel Colonnello: " La ringrazio per la Sue lettere del 16 gennaio n.7/7* Spero proprio che entro maggio (è già siamo troppo in là!) si conclude altrimenti temo che andremo incontro a delle seccature (interpellanze, interrogazioni,, articoli di stampa, ecc.). Riuscirebbe difficile spiegarci perché mi pare poco sostenibile il continuare ad indagare su persone "-accusate di crimini di guerra dalla Jugoslavia, Francia e Grecia quando questi Paesi hanno da tempo archiviato le pratiche !". Appunto ministero Affari Esteri del 19 giugno 1951 : "Alcuni "criminali" appaiono ora deferiti alla P,G. Militare solo perché - per le note ragioni si fece tempo fa promotore della istituzione della Commissione La P.G* Militare dovrebbe ora prosciogliere i "criminali" perché essi non sono punibili in quanto lo Stato o gli Stati nemici non garantiscono parità di tutela penale Questo principio è conforme all'articolo 165 del C.P. Militare di guerra".
E come è andata finire, per ora, la storia lo ha ben insegnato.

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