Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il giorno del ricordo nel Consiglio regionale del FVG: "dalla pulizia etnica, alla strage di Vergarolla la prima della Repubblica"



Incredibile. Incredibile quanto detto da Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista, inviata di Avvenire, figlia di esuli istriani, che ha aperto in Consiglio regionale del FVG  il suo intervento per il Giorno del Ricordo. Le sue parole sono state riportate sul sito del Consiglio Regionale del FVG.  Ovviamente, il modo di procedere è sempre, sistematicamente, metodicamente, lo stesso. Si omette tutto il passato. Come se il nazionalismo italiano prima, il fascismo poi, il nazismo anche, non abbiamo fatto nulla, come se non fossero mai stati fatti reali. Niente. Un velo, neanche pietoso, di silenzio. E si parte, stante almeno a quello che viene riportato sul sito del Consiglio Regionale, da Pola. Si legge : "Di quel ritorno a Pola dopo tanti anni ha detto di ricordare l'atmosfera, le parole sussurrate, il mare, le vie, la casa della nonna, ma anche l'esilio dei parenti verso terre lontane, l'Australia. Quando vai via - ha osservato con tristezza - sai che è un addio alle cose, alle abitudini, alle voci, ai rumori, ai sapori e agli odori, un addio a te stesso. Sai che non rivedrai più la tua casa, quella casa che hai lasciato senza nemmeno chiudere la porta perché tanto il giorno dopo ci sarebbe entrato qualcun altro". Lei, l'ospite d'onore in tale seduta, dirà anche che "La storia di un popolo è fatta dalle tante storie dei singoli e questa ne fa parte di diritto. Proprio perché, mentre all'epoca in Italia si costruiva la democrazia dopo la Liberazione, questa storia avrebbe dovuto attendere ancora tanti anni prima che venisse abbattuto il muro del silenzio che l'aveva confinata nell'oblio. Bisogna dare atto al presidente emerito Napolitano di aver finalmente sdoganato questa parte di storia riconoscendo quel che fino a quel momento si era taciuto: pulizia etnica, furia dei partigiani di Tito, rastrellamenti notturni, processi sommari, campi di concentramento, l'insediarsi di un nuovo regime comunista, lo sradicamento della presenza italiana dalla Venezia Giulia." 
Ed il top del top, lo si raggiungerà con l'assoluta invenzione storica. Già in passato Cristicchi, voce e megafono di una parte di storia su queste vicende, aveva fatto intendere che "Io ricordo Vergarola, una delle più gravi stragi mai accadute in Italia, in tempo di pace”. E qui cosa si dice? Che: "la strage sulla spiaggia di Vergarolla a Pola il 18 agosto 1946, che provocò la morte di non meno di 80 persone, in gran parte italiani - ha ammonito - è emblematica del clima di allora: possiamo considerarla la prima strage della nostra Repubblica, ben prima di piazza Fontana e della stazione di Bologna".  Pola, in quel tempo, era la città dell'Istria ad essere amministrata a nome e per conto degli Alleati occupanti quali, in quel caso, le truppe britanniche, non era dunque, fino al noto trattato di Pace ed atti conseguenti, né città dell'Italia, né Italia, né appartenente alla Jugoslavia, ciò a prescindere dalle rivendicazioni sussistenti prima, durante e dopo la strage, perché, appunto, amministrata dalle truppe occupanti alleate. Fare intendere quella strage come la prima della nostra Repubblica è una invenzione assoluta.Che è stata pronunciata nell'Aula del Consiglio Regionale del FVG
E questo modo di procedere offende prima di tutto la memoria degli esuli istriani, di chi ha vissuto l'esodo, di chi ha vissuto certe e date problematiche, che continuano ad essere strumentalizzate attraverso invenzioni e mistificazioni degne del peggior illusionista storico. E le parole della Governatrice Serracchiani, certamente non vanno in una direzione di oggettività storica.  Anzi, accolgono queste allucinanti ricostruzioni storiche. 
" È difficile aggiungere qualcosa alle parole di Lucia Bellaspiga - ha affermato la presidente della Regione Debora Serracchiani concludendo con il suo intervento la commemorazione del Giorno del Ricordo - perché ha saputo cogliere il senso di questa giornata con parole di storia vissuta, parole libere. Ci abbiamo messo molto tempo - ha aggiunto - ma è grazie a una personalità come il presidente emerito Napolitano se oggi possiamo avere una memoria se non condivisa, almeno accettata. Quanto è stato detto in quest'Aula - ha concluso Serracchiani - sono parole che aiutano a una riflessione trasversale, un punto sul quale si può ritrovare il Paese intero". Ecco, il Paese intero si trova in uno stato comatoso. Non può ritrovarsi nella falsità storica, nel nazionalismo, cancro di ogni società, non può ritrovarsi nelle invenzioni storiche, che hanno come scopo di stravolgere la realtà dei fatti, attraverso anche quella via della pietas religiosa, vittimistica, di cui proprio non se ne può semplicemente più.  La memoria condivisa,  oggi non accettata, altro non è che la memoria di pochi eletti nazionalisti, elevata a dogma, a verità assoluta, inattaccabile, intoccabile. Se non avete rispetto della verità storica, non avete rispetto neanche di coloro che voi, dite, di voler ricordare e delle loro sofferenze. La storia è una cosa seria, delicata, che merita assoluto rispetto, non la si scrive a colpi di sentimenti, o di nostalgia o per assecondare i propri desideri. 


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L’incredibile storia di #Foibe, uno dei più grandi kolossal mai girati (appunto, mai girati). Una bufala da #GiornodelRicordo

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