Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il caso della presunta "foiba" di Rosazzo, attenzione a non infangare l'ANPI e la resistenza



A novembre 2015 scrivevo che la storia non la storia non la si scrive con gli omissis. Il Presidente della Lega nazionale, in merito alla sua ricerca sulla questione di Gorizia, come in parte finanziata anche dal Comune di Gorizia, rilevava che “verranno apportati ai documenti soltanto alcuni omissis relativi a nomi dei “colpevoli” perché non è intenzione della Lega Nazionale creare danno a chicchessia ma esclusivamente dare un contributo decisivo alla scoperta della verità storica”. Il riferimento è a chi avrebbe collaborato con l'Ozna. Documenti accessibili dal 1996 La storia non la si scrive con gli omissis. Così come la storia compiuta ed oggettiva non la si può scrivere per voce di una sola parte. Ogni parte ha una sua prospettiva, solo la diversità delle prospettive può aiutare ad arrivare non ad una memoria condivisa, ma almeno ad una oggettività fattuale storica. Parlare del dopo omettendo il prima, non è storia, ma politica. Parlare del prima senza parlare del dopo, non è storia ma faziosità. E' innegabile che gli eredi non hanno alcuna responsabilità, ma non si può lanciare la pietra e poi fare finta di nulla. I nomi con i fatti specifici e provati di accusa devono essere resi pubblici, per amore della verità storica compiuta e non faziosa e della ricerca storica e per rispetto della storia di Gorizia.  Il 10 febbraio del 2016, giorno che a Gorizia verrà ricordato per la sospensione della democrazia, il Presidente della Lega Nazionale di Gorizia ha reso pubblico il documento di cui alla presunta "foiba" di Rosazzo.  Atto del  12 ottobre 1945, che ha per oggetto notizie “ Ermete” protocollo 83248 /1.  
Cosa si legge integralmente in tale documento, misteriosamente ignoto fino ad oggi? Che "la foiba e la fossa comune esistente nella zona di Rosazzo cui al notiziario n 3 del 26 settembre è ubicata precisamente nella zona di (omissis). Ivi, secondo quanto afferma la popolazione di (omissis) dovrebbero essere sepolti da 200 a 800 cadaveri facilmente individuabili perché interrati a poca profondità. Il responsabile del detto massacro della popolazione è ritenuto il comandante della divisione “ Garibaldi- Natisone” Sasso coadiuvato dal commissario politico Vanni. Per avere chiarimenti e indicazioni necessarie per l'identificazione occorre interrogare un certo Dente Donato ex comandante Osovano da Premariacco”.  A parte il fatto che le foibe sono tipiche delle zone carsiche, come ben si può evincere dal tenore di questa velina, di cui va riscontrata l'attendibilità, di certo non vi è nulla. O meglio, si va dalla presunta esistenza di questa fossa comune, alle voci della popolazione, alla individuazione dei responsabili, alla richiesta di interrogare un comandante Osovano. E' mai stato interrogato questo comandante?  Documento da prendere con le pinze, anche per la sua naturale contraddittorietà nei termini. Si dice che la fossa comune esiste, e che vi potrebbero essere sepolte un centinaio di persone. Chi sarebbero queste persone? Dal dubitativo si va poi alla certezza nella individuazione del responsabile o dei responsabili. Quali sono le prove? A quando si riferiscono i fatti?  Sulla base di quali elementi si basano queste gravissime accuse? E responsabili di cosa? Di quanto riportato da voci della popolazione? E quali sono queste voci? Chi sono queste voci?  Stando almeno a quel documento che necessita di reali e non faziosi riscontri. Come è possibile che nulla è emerso sino ad oggi? Pur avendone tutti l'interesse a farla emergere? E guarda caso riguarda la vicenda due partigiani che vennero coinvolti nella questione di Porzùs per poi essere assolti,cosa che in cattiva fede ed in via diffamatoria spesso si dimentica, così come, guarda il caso, chi doveva essere interrogato era un componente osovano.

Gli effetti, della pubblicazione di questo annuncio, sono stati, stando a quello che sta accadendo almeno in rete, devastanti. In rete si sta realizzando un mero accanimento contro l'ANPI che non ha responsabilità alcuna su ciò,  e non solo, si sta gettando fango, per l'ennesima volta sulla resistenza. La Storia è una cosa seria e delicata specialmente quando si parla di morti e di queste vicende. Per rispetto delle vittime, e poi non si capisce chi possano essere,  e con il distinguo che non tutti i morti sono uguali, per rispetto della verità storica, per rispetto della resistenza, non è in questo modo che si "costruisce" la storia. Con annunci e veline. Per correttezza si sarebbe al massimo potuto dire che è stato trovato un documento che necessita di riscontri, che parla di una fossa comune. Solo a ricerche ultimate e riscontri ultimati, con dati oggettivi ed elementi oggettivi, poi si può giungere a certe e date conclusioni. Dicendo, ci siamo sbagliati e chiediamo scusa, oppure, la fossa comune esiste ora cerchiamo di capire chi sono le vittime, i responsabili ecc. Ad oggi vi sono solo insinuazioni, ed altamente pericolose, che si basano su un succinto e contraddittorio notiziario. E se da quel documento non deriverà nulla?  Se da quel documento deriverà qualcosa di concreto, si dovrà analizzare il tutto in modo meticoloso, se delle responsabilità ci sono andranno  ovviamente verificate e ci mancherebbe pure,  ma fino ad oggi, parliamo del nulla, un nulla che sta gettando ulteriore veleno e fango nel confine orientale.


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