C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Se l'Italia ha "perso" alcune terre del confine orientale, la colpa è del suo nazionalfascismo

Quando fai una passeggiata in Istria, od a Zara, od in quella che è stata buona parte dell'ex provincia di Gorizia, molti italiani ti diranno, questa è stata terra nostra. E' vero. Lo sono state per un periodo inferiore agli anni di Cristo, ma le pietre sicuramente non parlavano e se parlavano non parlavano solo italiano, anzi. Terre occupate e conquistate nella grande carneficina che è stata la prima guerra mondiale. Discorso diverso per Fiume, occupata con la nota marcia reazionaria, razzista, eversiva e militarista di D'Annunzio ed annessa all'Italia nel 1924 da e per Mussolini, per il tramite del burattino Re d'Italia. Ma l'Italia fin dal suo avvento ha non tanto sbagliato strategia, ma mostrato il suo lato peggiore, disumano, bestiale. Paese giovane, nato da e per diverse guerre, nato sotto il segno del sangue, quel sangue che verrà fatto sputare al popolo slavo. Sarà sotto il nazionalismo italiano che avverrà il simbolo delle persecuzioni contro gli sloveni, l'assalto del Narodni Dom, emulato poi a Pola. Ed il tutto ancora prima della marcia su Roma, anche se anticipata nella sostanza da quella su Fiume del 1919. E sarà in pieno fascismo che avverrà la stessa cosa a Gorizia, nel giorno della vittoria, nel 1926, colpendo il Trgovski Dom. Nazionalismo e fascismo, una continuità unica, che è stata la causa del male dell'Italia, il cancro di questo Paese. Il nazionalfascismo è stata la causa principale della "perdita" di quelle terre occupate e conquistate nella prima guerra mondiale, che di grande ha avuto solo il prezzo delle vite umane massacrate per qualche fazzoletto di terra di cui i soldati non conoscevano neanche l'esistenza. Ma nella storiografia del sistema, nelle canzoni, negli spettacoli, ed anche nei film che sono in arrivo, che trattano tale questione, non emerge alcun mea culpa. No. Un solo filo conduttore continua ad animare il tutto, che la colpa è stata degli altri non dell'Italia e del suo nazionalfascismo. Nazionalismo? Non pervenuto. Fascismo? Non pervenuto. La colpa è solo dei nazisti, la colpa è solo dei cattivi "schiavi slavo comunisti", o dei francesi, e degli americani, o degli inglesi, o dei neozelandesi, o dell'ex Unione Sovietica, o dei comunisti italiani filo-jugoslavi reputati traditori della patria e della Costituzione, ancor prima della nascita della nostra Costituzione. 
Hanno anticipato in questo Paese le leggi razziali di qualche decennio, hanno trattato il popolo slavo come razza inferiore, come barbari, come schiavi, come scimmie, come porci, hanno praticato sistematicamente, dalla fine della prima guerra mondiale alla caduta del fascismo, una politica sola, nazionalizzare per massacrare l'identità di popoli reputati inferiori ai miti retorici e violenti della secolare (in)civiltà imperiale romana prima e veneziana poi di questo Paese nato sotto il segno del sangue. Se l'Italia ha "perso" quelle terre la colpa è del sistema che ha governato questo Paese dalla fine dell'ottocento in poi, esasperando il Risorgimento, che altro effetto non ha avuto che comportare la morte anticipata su terre ove le pietre non parlavano da secoli o millenni l'italiano. Ma tale menzogna e sistema calunnioso di fare storia continua in gran parte ancora oggi. In un Paese che non si vuole assumere le sue responsabilità, che non si è mai assunto le sue responsabilità per i crimini sistematici di guerra e contro l'umanità come compiuti nelle zone del Confine Orientale ma non solo in quelle zone, ma è di queste zone che ora si parla. E' inutile dare la colpa a chi colpa non ne ha. 
Eppure nel Paese che vive nell'apparenza della dottrina dei vangeli, pur essendo utopicamente Laico, ha continuato a gettare la prima pietra, come se fosse senza peccato, pur avendo da sempre peccato un peccato che non ha mai confessato e mai confesserà, perché per confessarlo è necessario un bagno di umiltà, è necessario condannare buona parte della storia dell'ottocento e del primo novecento di questo Paese, è necessario condannare le fondamenta che hanno fatto dell'Italia un Paese unito, che avrebbe anche voluto fare gli italiani, ma fallendo. Ora, alcuni, specialmente i giovani, potranno dire, ma chi se ne frega di tutto ciò. Siamo nel 2016. Ma per essere si deve conoscere, e per conoscere si deve studiare la storia, almeno quella dei nostri luoghi, altrimenti non solo non si sarà, ma si vivrà in balia della volontà altrui, della menzogna, della falsità. Se non conosci questa storia, non potrai comprendere il presente che vivi, questa non è la solita banale demagogia o noiosa retorica, ma la pura realtà. 

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