C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Ronchi e turismo è necessario fare sistema nel patrimonio culturale del FVG

Da pochi giorni è disponibile l'importante sito internet dell'Istituto regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia (IPAC), subentrato nel 2015 al Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali, è un ente funzionale e autonomo della Regione. Si legge che tra gli scopi che si vogliono conseguire vi è “la partecipazione attiva di cittadini, associazioni, enti locali, università, scuola, in un processo di conoscenza partecipata e inclusiva, che garantirà politiche efficaci di tutela e valorizzazione; la valorizzazione come obiettivo di una società civile che tiene alla sua identità e quindi alla sua storia, superando la contrapposizione tra tutela e promozione, cultura e turismo e caratterizzando fortemente l’offerta turistica in senso culturale” e non solo. Una risorsa fondamentale per la nostra regione ed anche il nostro Territorio. Alla sezione di Ronchi emergono diverse voci, da oltre 300 fotografie, all'elenco di diversi beni, una decina di opere d'arte, ben 23 architetture degno di rilievo artistico e diversi reperti archeologici. E qui sorgono alcuni inevitabili interrogativi. Come è noto a Ronchi vi è la storica “villa Romana” che vede buona parte della struttura essere ancora coperta da soli 60 cm di terra, all'interno dell'area aeroportuale. E’ stato inaugurato a Ronchi il nuovo Antiquarium; l’edificio, che in passato ospitava un antico fienile di pertinenza di un’azienda agricola formata dalla villa padronale settecentesca, conserva al piano terra una collezione di reperti provenienti dalla villa romana. E La visita del sito archeologico e dell’Antiquarium sono possibili su richiesta. Ma facendo una ricerca su quel sito internet emergono cose interessanti, per esempio vi è una stele ritrovata a Ronchi, parallelepipeda inornata, corniciata da un largo listello liscio che si raccorda allo specchio epigrafico profondamente incassato mediante un'ampia gola rovescia che è conservata ad Aquileia . Idem per la stele con fusto liscio ("Schaftstele") e timpano inserito corniciato da un listello liscio su tutti e tre i lati e una gola rovescia solo nei rampanti. O per una porzione superiore sinistra di ara con coronamento modanto e specchio delimitato da cornici. E Nella faccia laterale sinistra in parte conservata è inciso un rilievo con figura equina. Mentre a Trieste, in base a quello che si legge nel sito, è conservato un meraviglioso mosaico policromo su campo bianco. Al centro vi è un ampio tappeto riquadrato da una treccia policroma a due capi. Il tappeto è ornato da un motivo composto da croci e losanghe alternate con effetto di mezze stelle di otto losanghe. Gli spazi di risulta sono ornati da motivi floreali, coppe, brocche, kantharoi, etc.. Il quadrato centrale presenta una bottiglia, uno skyphos e un poculum. Anche se si segnala che si notano due restauri poco accurati . Ma non è l'unico. Vi è anche un mosaico a campo bianco a orditura obliqua. Nel mezzo vi è un tappeto di forma rettangolare, riquadrato da una fascia nera; al centro compare uno pseudoemblema rettangolare in opus sectile. Il tappeto centrale è ornato da scaglie marmoree di vari colori. Una larga fascia nera segna il perimetro presso le pareti. Sulla preparazione del pavimento erano segnate le linee guida. Nel campo è visibile un restauro antico, effettuato con tessere nere disposte in maniera disordinata. 
Anche questo  conservato a Trieste. 
Mentre risulta che non è possibile stabilire lo stato di conservazione attuale del bene, ritrovato a Ronchi, che ora elencherò. 
E quello che si chiede è perché il bene non si da dove sia finito? Per esempio parte del viso di una statua in bronzo, del peso di 1605 g, oppure frammenti di ceramica "appartenenti alla cultura dei castellieri", oppure durante la demolizione della chiesa di San Leonardo, già sita in Borgo San Vito, tra Ronchi e Staranzano, fu rinvenuta l'iscrizione, evidentemente funeraria, L. VIBIUS L.F. VEL. Oppure In un'area a nord dell'abitato di Vermegliano, sulla base di ricognizioni effettuate negli anni '60-'70 del secolo scorso, si segnala il rinvenimento di materiali sporadici, attribuibili ad epoche diverse: ceramica, industria litica, una fibula in ferro e un ipotetico frammento di statuina in bronzo. Ed anche nel 1956, nell'area dell'ex cimitero a est della chiesa di San Lorenzo, si mise in luce un tratto stradale della lunghezza di circa 2 m realizzato con ciottoli di grossa pezzatura, malta e frammenti di laterizi. Abbiamo tante risorse artistiche e culturali in questo Paese, ed il Friuli Venezia Giulia con i suoi 127 siti è una Regione che potrebbe vivere molto di e con il turismo. Ronchi inclusa. 
Ma è necessario fare sistema, investendo in tal senso, ed è importante anche “riprendersi” i beni di Ronchi e riportarli a Ronchi perché di risorse artistiche ve ne sono e vanno valorizzate e fatte conoscere.

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