C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Le caserme dismesse ed i profughi in FVG

Nei primi mesi del 2015 Legambiente aveva pubblicato un rapporto interessante sullo stato delle Caserme militari in FVG. Circa ben 400 beni demaniali inutilizzati e abbandonati al degrado, si parlava di vecchie caserme, polveriere, poligoni, postazioni dei battaglioni d'arresto, alloggi per i militari. Rilevando che tutto questo attende una riconversione anche in linea le indicazioni europee per lo stop entro il 2050. Circa 200 siti dismessi risulterebbero essere stati venduti o trasferiti al competente Ministero della Difesa ecc, eppure il vuoto continua a dominare in una regione diventata per anni fortezza difensiva militare italiana. Ora, la così detta rotta balcanica, che coinvolge migliaia di migliaia di persone è in evoluzione. La Slovenia implode, gestisce la partita con misure di ordine pubblico, militare e non prevalentemente umanitario. Discorso similare per gli altri Paesi interessati. Tutti non vedono l'ora di sbarazzarsi di queste persone, tutti non vedono l'ora che queste persone giungano in Germania e tutti incrociano le dita sul fatto che l'Austria, su impulso della Germania, non chiuda le sue porte. Il FVG verrà coinvolto da tale situazione? Probabile. E si deve preparare, anche perché la situazione nei Paesi interessati da atti di guerra non è mica stabile, anzi. Si prospetta un lungo inverno di tensione, e le persone che a piedi o via mare giungeranno nell'Europa di questo nuovo secolo, dovranno pur avere un minimo di accoglienza dignitosa ed umanitaria. Bisogna loro dare la possibilità di viverlo anche quel sogno europeo che inseguono. E tutti devono dare il loro contributo, senza elevare muri, che tanto sono destinati al crollo. Certo, non è da escludere che in alcune zone dell'Est Europa la situazione precipiti totalmente, con il ritorno pieno di realtà reazionarie, neofasciste, ultra-nazionaliste che condizioneranno l'operato dei Governi. Il FVG non può e non deve sentirsi immune. Deve prepararsi e trasformare la rotta balcanica in una grande opportunità e non in un problema. La riapertura eventuale delle caserme per l'accoglimento dei profughi potrebbe essere una soluzione provvisoria, purché non siano destinate a diventare nuovi lager, o campi moderni di raccolta. Ciò non deve accadere, così come si deve evitare la ghettizzazione.  E' necessario lavorare e cooperare per una integrazione, per l'edificazione di un ponte e non di muri e recinti. Il FVG potrebbe essere il ponte per la nuova Europa,  potrebbe essere la casa per tante di queste persone, ma potrebbe anche diventare l'opposto. Ed il tutto, piaccia o non piaccia, lo si deciderà nelle settimane che verranno. 

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