Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia: insieme ai rifugiati in Prefettura per il diritto all'accoglienza, il tempo è scaduto



Il tempo è scaduto. L'autunno è arrivato, l'inverno è alle porte, nel mentre di tutto ciò circa 150 persone, richiedenti asilo, rifugiati, in attesa della burocrazia, non hanno un tetto ove dormire. Il vuoto indegno di una certa politica meschina è stato colmato dal lavoro quotidiano come posto in essere da decine e decine di volontari e volontarie. Anche a loro rischio, perché sono state segnalate diverse situazioni di vigliaccheria come poste in essere da alcuni cittadini di Gorizia, insulti, offese, per non parlare delle azioni di disturbo, che si manifestano nei confronti dei rifugiati. Non hanno un posto dove dormire. Le coperte sono anche finite. E vivono nel bel mezzo della strada. La  stampa locale ha dedicato e continua a dedicare grande attenzione a questa problematica. Ma, come scritto in premessa, il tempo è scaduto. E Gorizia diventerà un caso nazionale e l'unico interlocutore sarà la Prefettura.  Ed infatti, con i rifugiati, insieme ai volontari ed alla società civile di Gorizia, dunque dal basso, ci si è recati in questo 9 ottobre sotto la Prefettura della città chiedendo, vista l'urgenza strutturale come sussistente, di incontrare il Prefetto. Dopo pochi minuti una delegazione è stata ricevuta in Prefettura ove sono state evidenziate tutte le criticità della situazione. E' stato comunicato che in quattro o cinque giorni arriveranno delle risposte concrete. 
E di questo se ne prende positivamente atto. Ma se queste risposte concrete non arriveranno entro il 15 ottobre, Piazza della Vittoria in via permanente verrà presidiata e conseguentemente  partirà anche una denuncia alla Procura della Repubblica affinché la magistratura possa verificare la sussistenza o meno di responsabilità penali nei confronti di chi nulla ha fatto per garantire l'accoglienza, obbligo non solo etico e morale ma anche giuridico, lasciando volutamente centinaia di persone in mezzo alla strada. Questa è la volontà condivisa di buona parte della società civile di Gorizia. Non si vuole neanche prendere in considerazione, da parte delle Istituzioni, l'idea di collocare, in qualsiasi luogo di Gorizia, una tenda, che in via provvisoria possa garantire una sistemazione per queste persone. Non viene ritenuta una soluzione dignitosa. Certo. Ma neanche può essere reputata dignitosa la non soluzione sino ad oggi adottata, lasciarli in balia della strada. Alcuni vorrebbero ‪Gorizia‬ come una città banalmente destra, chiusa, nostalgica del fascismo e tante baggianate similari. Vi sbagliate. Perché esiste una moltitudine vitale, che spesso si muove in silenzio, che concretizza, giorno dopo giorno, sostituendosi a quel vuoto voluto da una becera politica, uno degli articoli più belli della nostra Carta, della nostra Costituzione, che qualcuno dice non essere antifascista perché mai vi è riportata la parola antifascista. Stronzate revisionistiche. L'articolo 3. Ma non solo questo. E come ha scritto la Corte Costituzionale, quando si ricorda di applicare in modo pieno la nostra Carta fondamentale, «se è vero che l'art. 3 si riferisce espressamente ai soli cittadini, è anche certo che il principio di eguaglianza vale pure per lo straniero quando trattasi di rispettare quei diritti fondamentali», cioè quei «diritti inviolabili dell'uomo, garantiti allo straniero anche in conformità dell'ordinamento internazionale» (così Corte cost. sent. 19-26 giugno 1969, n. 104). E l'articolo 1 della CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA afferma che " La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata",carta che ha ricevuto lo stesso valore giuridico vincolante dei trattati, a partire dal 2009. Ed è anche per questi motivi che si valuterà di produrre un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo stante il perdurante e costante trattamento inumano e degradante a cui i rifugiati sono soggetti da diversi mesi in città. 
Intanto la moltitudine silenziosa, viva e vitale che ogni giorno si batte per sanare quel vuoto becero di parte della politica, è il volto bello di Gorizia e sono tanti e sono tante e saranno sempre di più, perché di confini, razzismi, guerre e fascismi Gorizia è semplicemente stanca. Ed è stanca soprattutto dell'indecenza che continua a sussistere nei confronti di chi ha chiesto aiuto e solidarietà al nostro Paese, a Gorizia.

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