C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

E l'esercito di profughi marciava per il sogno europeo

Una vera e tremenda strage. Sono più di 3.117 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo da inizio anno ad oggi. Si è già detto e scritto tanto in materia, e tanto ancora si continuerà a scrivere. Fiumi di parole. Sul portale del Parlamento europeo si legge che i grandi nomi del cinema europeo si uniscono per chiedere interventi risolutivi in materia. Cioè la stessa Europa che si auto-sollecita. E quando leggi, cosa ha fatto l'Europa? Ecco la risposta: "Una risoluzione del dicembre 2014, con la quale i deputati hanno chiesto un approccio globale dell'UE in materia di migrazione e un maggiore sforzo per prevenire la tragedia umana nel Mediterraneo.Poi, più tardi, nel mese di aprile, i deputati hanno chiesto in una risoluzione una quota vincolante per la distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti i paesi dell'Unione europea, maggiori risorse per i programmi di reinsediamento, una migliore cooperazione con i paesi terzi e misure più severe contro i trafficanti di esseri umani. Inoltre, nel mese di luglio il Parlamento ha approvato un budget speciale di 69.600.000 euro per sostenere le agenzie europee come Frontex. Mentre il 10 settembre i deputati hanno sostenuto il meccanismo di emergenza vincolante per trasferire un totale iniziale di 40.000 richiedenti asilo provenienti da Italia e Grecia verso altri Stati membri dell'UE". Ed il 9 ottobre, infatti, anche dall'aeroporto di Ronchi, è "decollato" un primo gruppo di profughi nell'ottica di quello che viene chiamato ricollocamento. Europa che parla, che discute e realizza anche sondaggi. Sempre sul sito del Parlamento si legge che la disoccupazione e l'immigrazione sono le due più grandi sfide dell'UE, secondo l'ultimo sondaggio dell'Eurobarometro commissionato dal PE. Quasi due terzi dei cittadini pensano che le decisioni in materia d'immigrazione debbano essere prese a livello comunitario piuttosto che a livello nazionale, mentre otto su dieci hanno indicato che i richiedenti asilo dovrebbero essere "meglio distribuiti tra tutti gli Stati membri dell'UE". Tuttavia, le risposte variano notevolmente da paese a paese. Secondo questa indagine condotta in settembre, il 47% dei cittadini ha detto che l'immigrazione è la sfida maggiore per l'Unione europea - rispetto al 14% nel 2013. In media, il 66% dei cittadini UE crede che maggiori decisioni in materia d'immigrazione dovrebbero essere prese a livello europeo (79-81% in Olanda, Lussemburgo, Spagna, Germania e Cipro, e 40% in Estonia, Polonia e Slovacchia).Il 78% è d'accordo che i richiedenti asilo dovrebbero essere meglio distribuiti tra tutti gli Stati membri dell'UE: 92-97% a Malta, in Germania e Svezia, ma solo 31-33% in Slovacchia e Repubblica Ceca.
Parole, studi, analisi ed ancora parole. Ed intanto l'esercito umano di profughi marcia. E tutti i Paesi che attraversano per arrivare in Germania, come una litania che sembra mai avere fine, urlano che esplodono. Esplodono. E l'esercito di profughi marcia, e ci è scappato pure un morto in questa marcia, dicono per un proiettile caduto dal cielo. E forse non sarà neanche l'ultimo. Ora è il turno della Slovenia, a pochi passi dall'Italia. Italia che non proferisce verbo alcuno. Silenzio. Magari incrociando le dita perché l'Austria faccia il suo compito, e non respinga. Magari opera sotto silenzio, dopo aver dato prova della sua incapacità gestionale di questo fenomeno che ha cause note, guerre determinate da politiche occidentali. Il caso di Gorizia ha fatto scuola, in negativo. Europa fondata su meravigliosi principi umanitari, che nella pratica diventano solo parole, astrazione, quando qui urge l'azione concreta, e l'Italia è uno dei Paesi fondanti l'Europa. Dovrebbe avere voce in capitolo. Dovrebbe attivarsi per aiutare i vicini sloveni, e non solo. Invece, silenzio e dita incrociate. E la patata bollente viene scaricata alle capacità od incapacità dei singoli Paesi. E l'esercito di profughi marciava e continuerà a marciare e non vi sarà muro reale o virtuale che sia, che potrà tenere o contenere il diritto dell'essere umano ad una vita dignitosa. Perché questo è il sogno europeo per i migranti, i rifugiati che marciano, ed il sogno europeo ha sostituito quello americano, e l'Europa deve essere orgogliosa di ciò ed attivarsi tempestivamente affinché questo sogno possa divenire realtà.

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