C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Nel 2015 fotosegnalati più di 80 mila migranti


Il 10 settembre 2015 si è svolta l'audizione della direttrice del servizio di Polizia scientifica della Polizia di Stato, nell'ambito dell'attività della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul sistema di accoglienza ed identificazione. In tale audizione sono emerse delle questioni molto interessanti.
Dopo aver ribadito che la vera frontiera europea è quella marittima, perché tale non può essere reputata l'Austria, Tarvisio e neanche l'Est, nel sistema Eurodac e nella banca dati nazionale, entrano proprio i dati della frontiera marittima ed al 9 settembre 2015 “ era il 66,64 per cento la percentuale dei fotosegnalati, pari a 81.282 su 121.974 dal 10 gennaio 2015”. La direttrice del servizio di Polizia scientifica, nel corso dell'audizione ha evidenziato che : “  Ci sono due tipi di identificazione, tra cui l’identificazione dattiloscopica, che consiste nell’attribuire le impronte digitali ad un determinato soggetto, che va distinta dall’identificazione anagrafica, la quale consiste nell’attribuire le esatte generalità a una persona. Il fotosegnalamento è una procedura volta a raccogliere gli elementi descrittivi, fotografici, antropometrici e dattiloscopici di una determinata persona. Quando questa persona, soprattutto nel caso di uno straniero – facciamo l’esempio del Nord Africa –, è priva di qualsiasi documento e declina delle generalità (per noi il cosiddetto « sedicente »), non siamo in grado di definire se sia un marocchino, un egiziano o un tunisino. L’esatta generalità e, quindi, l’identità anagrafica è una più ampia procedura, che il più delle volte avviene con l’intervento di mediatori culturali delle ambasciate e dei consolati”. Il Regolamento n. 603/2013 prevede anche che, entro 72 ore dalla richiesta di asilo politico – quindi non dal momento del rintraccio, ma dalla richiesta di asilo politico – continua la direttrice, “la persona venga fotosegnalata e inserita in Eurodac. Il passaggio dell’inserimento è un passaggio assolutamente tecnico, trasparente per l’operatore, che inserisce i dati in AFIS e anche in Eurodac. Il servizio di Polizia scientifica della Polizia di Stato è il punto di accesso nazionale. In Eurodac può inserire dati solo la Polizia scientifica della Polizia di Stato, non i Carabinieri o la Guardia di finanza, che hanno, ovviamente, anche il loro corrispondente settore tecnico-scientifico”. Sul fatto che Carabinieri e Guardia di Finanza non effettuino tale procedura, ciò viene spiegato in questo modo: “Non c’è un motivo per cui la Guardia di Finanza o i Carabinieri non vengono a fotosegnalare. La Guardia di Finanza recupera in mare e i Carabinieri si occupano molto dell’ordine pubblico, di vigilanza. C’è un modo di spartirsi i compiti, chi fa una cosa, chi un’altra, in un’ottica di assoluta collaborazione”.
Come funziona il fotosegnalamento? “La Polizia scientifica, in realtà, non decide neanche il motivo del fotosegnalamento. La persona da fotosegnalare viene portata dall’Ufficio investigativo con una richiesta di fotosegnalamento in cui c’è scritto « ingresso illegale », « arresto », « identificazione ». Sfugge la storia dello straniero. È una persona da fotosegnalare e da trattare, ovviamente, secondo princìpi di attenzione e rispetto dei diritti. Vengono portati lo scafista come la vittima, l’arrestato come la persona esclusivamente da fotosegnalare. L’attività, quando arriva lo sbarco, si avvia in contemporanea con il settore dell’immigrazione per tutto ciò che riguarda la presa in carico dello straniero, la pratica. Se lo straniero arriva e chiede subito l’asilo politico, l’Ufficio dell’immigrazione deve avviare quella pratica”.

Una cosa è certa, per l'Italia almeno, non esiste alcun tipo di emergenza. Nel 2014 sono sbarcate nel nostro Paese 170.000 persone. Nel 2015, e siamo quasi giunti alla fine di questo anno, sono circa 120.000, e di queste 290.000 persone circa 100.000 sono sistemate presso i centri del sistema così detto d’accoglienza. Eppure l'Italia, obbedendo alla Germania, si appresta a realizzare gli hotspot o gli hub che dovranno essere aperti. I possibili luoghi ove questi forse sorgeranno saranno Pozzallo, Milo, Mineo, Catania, Ragusa e Trapani con l'incognita di Taranto.

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