I motori iniziano a riscaldarsi, è in corso nella Bisiacaria, o meglio in parte di essa, una battaglia non solo politica, ma democratica di una importanza storica. Si rischia di realizzare una delle fusioni più rilevanti nella storia d'Italia, senza che ci sia stato un reale iniziale e significativo coinvolgimento della comunità, la quale ora si trova costretta ad affrontare un referendum per dire sì o no alla fusione con Monfalcone e Staranzano e Ronchi, che, per come concepita, altro effetto non avrebbe che determinare la morte di Ronchi e Staranzano a favore della vicina Monfalcone. Discorso diverso sarebbe stato coinvolgere tutti i comuni della Bisiacaria, per meglio equilibrare la rappresentanza del Territorio, dell'identità specifica, della storia, della necessità che ogni singolo Comune, pur essendo confinante, mantiene e difende e vorrà mantenere e vorrà, giustamente difendere. E non chiamatelo campanilismo. Nessun beneficio deriverà dalla fusione come concepita, nei confronti della quale ho già
espresso diverse opinioni e considerazioni altamente critiche. Ed i paventati incentivi economici, irrisori, e limitati, serviranno in gran parte a sostenere la nuova macchina amministrativa che dovrà nascere. Ogni operazione di speculazione politica, territoriale, funzionale a favorire determinati potentati economici, deve essere contrastata. Certo, è innegabile che le nascenti UTI, in particolar modo quella dell'Adriatico, Isonzo e Carso, che interessa tutti i comuni della Bisiacaria, già mina la libera esistenza ed autonomia del Comune, ma questa fusione, per come pensata, concepita e voluta è altamente nociva per Ronchi ed anche Staranzano. Il Consiglio Comunale di Ronchi, nella seduta del 9 settembre, che ha visto la partecipazione anche di diversi cittadini, ha detto no, con 13 voti contrari, alla fusione, ed innescando un meccanismo che vuole raggiunta la maggioranza nel proprio Comune perché si possa dire sì o no a tale disastroso processo che rischia di frammentare ancor di più il nostro Territorio anziché, paradossalmente, favorirne l'unione. Ora la palla passa al nascente Comitato del NO che vedrà insieme diverse realtà di Ronchi che hanno a cuore l'autonomia, la storia, l'identità e la libera esistenza del proprio Comune e soprattutto che hanno in mente una idea diversa di democrazia, rispetto a quella sostenuta dal "sistema" che vuole questo tipo di fusione.
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