Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia e la centrale a biomasse, è giusto stare dalla parte del no

Come è noto, e come denunciato più volte dall'antimafia, in particolar modo negli ultimi anni vi è stata una particolare attenzione da parte della criminalità organizzata, sia essa calabrese, siciliana o campana, nel settore delle così dette energie alternative, nell'ecomafia. Tra i casi più importanti vi è stata l'inchiesta “mafia dei boschi” che ha interessato alcuni comuni della provincia di Reggio Calabria, ove tra pizzo, turbativa d'asta negli appalti e corruzione, la 'ndrangheta aveva i suoi interessi, ma non è l'unico caso, basta fare una ricerca su internet e si capisce l'attenzione che vi è da parte delle mafie in questo settore. Certo, a volte si va oltre le mafie, come il caso dell'operazione Dirty energy, dove il corpo forestale dello Stato aveva denunciato un traffico di 40 mila tonnellate di rifiuti urbani e industriali non regolarmente trattati, provenienti da impianti di smaltimento in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Puglia . L'attenzione delle mafie sussiste per una ragione molte semplice, vi è ad esempio il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili previsto dalla direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Un documento programmatico che fornisce indicazioni dettagliate sulle azioni da porre in atto per il raggiungimento, entro il 2020, dell’obiettivo vincolante per l’Italia di coprire con energia prodotta da fonti rinnovabili il 17% dei consumi lordi nazionali. L’obiettivo deve essere raggiunto mediante l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili nei settori: Elettricità, Riscaldamento - Raffreddamento e Trasporti. Piano che assegna un ruolo fondamentale alle biomasse. Dunque lì ove vi è sentore di affari, nel nostro Paese le mafie cercano sempre di metterci lo zampino. Questo non significa che ove si costruisca una centrale a biomasse vi è automaticamente un mero interesse criminale e/o mafioso, ma sicuramente l'attività di monitoraggio dovrà essere alta stante il quadro che si prospetta a livello nazionale, per evitare che tale settore possa essere contaminato da ingerenze criminali,delinquenziali e mafiose, vista la sua appetibilità. A Gorizia, grazie al ruolo determinante svolto dalla Provincia, sulla via Trieste dovrebbe sorgere una centrale a biomasse. Gorizia e Trieste, passando proprio dalla via Trieste, saranno unite dall'inquinamento? Chi dice sì, chi dice no, questioni di vedute diverse e spesso incompatibili. Un gruppo nutrito di cittadini si batte da tempo contro questo tipo di centrale, esiste un gruppo facebook dal nome NobiomasseGo e molto attivo in città. L'azienda che dovrà realizzare la centrale garantisce che verrà rispettato l'ambiente e la salute pubblica, offrendo anche una centralina fissa di monitoraggio, i cittadini che sostengono il comitato del no evidenziano diverse criticità soprattutto in merito alla collocazione di quella centrale, praticamente in piena Gorizia, rilevato che Gorizia è una piccola città, e non certamente una metropoli. Il punto della questione è ma che cosa si vuole fare di Gorizia? Deve essere città dell'arte, della storia, della cultura, degli eventi, rilevato che la sua industrializzazione è praticamente ultra-sofferente se non morta e che la nostra società è rapidamente cambiata, o deve essere un luogo periferico deputato ad ospitare centrali come quelle a biomasse? Una sana politica, che abbia a cuore l'ambiente, la tutela del territorio, la tutela della specificità della propria città, senza che questa venga contaminata da opere che nulla hanno da condividere con quel luogo, dovrebbe offrire altre prospettive, altre vie di sviluppo e crescita compatibile e sostenibile. L'Italia dorme su diamanti mai sfruttati a dovere. La vera economia dell'Italia, e di Gorizia in primo luogo, dovrebbe essere la cultura, l'arte, il proprio patrimonio storico ed artistico, e non una nuova industrializzazione, che per quanto moderna e magari eco-compatibile, è in ogni caso inaccettabile, stante quanto ora scritto.  Non è e non può essere la centrale a biomasse il futuro di Gorizia.Il dibattito come avviato recentemente dal Piccolo sul possibile futuro di Gorizia ha offerto diversi spunti di riflessione interessanti, in un momento storico e politico molto delicato, ove il destino del FVG sembra essere quello del Trentino Alto Adige il cui cuore vitale è nelle due province quali Trento e Bolzano, nonostante la presenza di oltre 300 Comuni. Si parla di Trieste ed Udine come il futuro di questa nostra terra, e Gorizia e Pordenone che fine faranno? Il destino è quello di essere risucchiate nei meandri periferici di una fantomatica area metropolitana triestina o friulana? Che voce e che peso ha Gorizia, ha l'Isontino alto e basso, in tutto ciò?
Marco Barone 

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