Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quando il fascismo si inventava anche re e santi


I processi di italianizzazione violenta e forzata, tramite la folle formula della “restituzione” del cognome, o nome o denominazione alla sua versione originaria, cioè inesistente, ha comportato nella Venezia Giulia anche l'invenzione, nella immaginazione visionaria collettiva, di un santo e di una sorta di re. Il primo caso riguarda  San Dorligo della Valle. Non esiste alcun San Dorligo, nessun Santo. Eppure esiste un Paese che si chiama, ora San Dorligo. E' vero che intorno al XVI secolo si iniziò ad affermare, per questa località, il nome di San Dorligo, storpiatura Sant'Ulderico, pur essendo sempre noto con il nome sloveno Dolina che significa valle. Ma nel 1923, per mano del fascismo, assunse ufficialmente la denominazione di San Dorligo della Valle. Però il 3 luglio 2002, dopo un referendum popolare, al centro abitato veniva restituita la denominazione di Dolina, ma a livello nazionale rimarrebbe la denominazione San Dorligo della Valle. Nel sito del Ministero dell'Interno, ad esempio, più volte emerge la sola indicazione San Dorligo della Valle. Ed è logico che nell'immaginario collettivo, anche per semplificazione comunicativa, specialmente per chi non è di queste parti, quel comune verrà chiamato semplicemente San Dorligo della Valle ed identificato come tale. L'altro caso è quello di Redipuglia. Molti sono convinti che trattasi di un re vero e proprio, a volte è capitato di leggere non Redipuglia, ma Re di Puglia. Anche questa terra di mezzo, il cui nome originario era Sredi Polje, venne italianizzata in tal vile modo. Operazioni di bonifica, di cancellazione identitaria ed etnica che hanno colpito soprattutto gli sloveni, ma anche austriaci e tedeschi, croati e serbi. Infatti, Aldo Pizzagalli, uno dei principali responsabili dell'italianizzazione dei nomi e cognomi nella Venezia Giulia, all'atto della morte, pur avendo realizzato un libro quale " per l'Italianità dei cognomi" con la prefazione a cura del fascista Augusto Turati, all'atto della morte il necrologio che ricordava la sua persona ometterà proprio la sua attività principale, quale l'italianizzazione dei cognomi, poiché questa interessò anche i tedeschi e visto che la sua morte avvenne sotto l'occupazione nazista di Trieste non si poteva turbare il sentimento dell'occupante. Insomma non esiste alcun San Dorligo ed alcun Re, di Puglia, eppure molti sono convinti che tale santo e tale re siano realmente esistiti.

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