Segni di antifascismo, a Ronchi, ve ne sono stati diversi durante il periodo di consolidamento del regime, ciò a significare come la comunità di Ronchi fosse stata sempre avversa al fascismo, ma la reazione, ovviamente, fu pesante e violenta. Per esempio nella cronaca nazionale del 24 aprile 1925, si legge che a Ronchi, veniva asportato l'emblema del fascio da una casa dove era collocato, i fascisti spararono all'impazzata di notte e rimase ferito un lavoratore a colpi di rivoltella, altri, invece, vennero picchiati in modo selvaggio a colpi di bastone. Oppure il 22 ottobre 1926, in relazione anche alla diffusione di volantini e manifesti apparsi sul territorio, e reputati come sovversivi, partì una vera e propria retata da parte della polizia fascista. Si denunciavano perquisizioni a tappeto da Selz a Ronchi centro, indiscriminate, diversi arresti vennero effettuati a casaccio, contro presunti sovversivi, senza avere ovviamente alcuna prova e venivano prelevati da casa o dalle campagne per essere poi rinchiusi nel carcere di Monfalcone. Confrontandomi con Elda Soranzio, la quale mi ha fatto visionare diversi suoi appunti importanti per la ricostruzione della memoria storica nostrana, appunti che cercherò di elaborare nel corso del tempo, Elda che è stata staffetta partigiana per l'intendenza Montes, nome di battaglia Lina, scelta condivisa insieme a Silvio Marcuzzi, e scelto perché Lina era il nome della compagna di un partigiano, tra le varie cose mi ha segnalato che la prima vittima del fascismo, a Ronchi, è stato Rusic ( o Rusig) Erminio. Un giovane comunista aggredito nel mese di aprile del 1925 e morì nel mese di ottobre del 1926 per le ferite riportate dall'aggressione squadrista fascista . Probabilmente, visto quanto riportato dalle notizie come prima citate, sarà stato forse uno di quelli aggrediti intorno al 24 aprile del 1925. Aggressione maturata tra il periodo che vide Ronchi, conferire la cittadinanza onoraria a Mussolini, revocata nel 2014 grazie al lavoro che abbiamo effettuato nella nostra cittadina, ed il cambio della denominazione in dei Legionari, come decretata il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco e pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Aggredito sotto Ronchi di Monfalcone, e morto sotto Ronchi dei Legionari per mano del fascismo.
Marco Barone
Segnalo quanto è stato inviato via mail al gruppo #ronchideipartigiani, ad integrazione del post di cui sopra, da parte di Fulvio Zorzenon del Partito comunista dei lavoratori – Nucleo territoriale isontino
(L’aggressione al comunista Erminio
Rusig, prima vittima del fascismo a Ronchi, avvenne prima dello
strappo dello stemma del fascio appeso in via Roma. Ecco la testimonianza di Giacomo
Mininel riportata da Silvano Bacicchi nel capitolo “Per abbattere
il fascismo e conquistare la democrazia” (pagg. 44-45) inserito
nella pubblicazione “Dagli anni ’20 verso il 2000 - Un impegno
di progresso” edita dal Coordinamento comunale di Ronchi del
PCI nel 1986. Le frasi nelle parentesi quadre sono mie.
“Giacomo Mininel ricorda che il 24
aprile 1925, la sera di un giorno di sabato, si trovarono con lui
quattro compagni per andare a ballare a S.Piero. Ritornati a Ronchi,
poco dopo la mezzanotte, si salutarono al bivio della Pesa. Ma il
giorno successivo apprese che Erminio Rusig, nel rincasare, era stato
aggredito, percosso e ferito ed era stato ricoverato in ospedale.
Egli, infatti, era stato fermato da una squadraccia fascista armata
di pistole e manganelli. Tentò di sfuggire all’aggressione,
evidentemente premeditata, ma venne raggiunto, atterrato a colpi di
manganello e quindi colpito da calci mentre era privo di sensi.
Infine, fu colpito da un colpo di pistola che lo feriva gravemente al
basso ventre. Diversi giorni più tardi, Mininel ritiene che fosse la
domenica di Pentecoste, l’insegna riproducente lo stemma del fascio
venne strappata dalla sede di via Roma, e gettata sul tetto di
un’edificio antistante, nei pressi dell’attuale sala Excelsior
[oggi non più esistente, ndr]. L’atto fu opera di un gruppo di
giovani antifascisti e, secondo Severino Deiuri, l’emblema fu
strappato da Elio Tamburini. Per questo fatto, su indicazione del
fascista Colasanti, furono arrestati diversi antifascisti che
frequentavano il vicino Caffè Progresso [sito in via Roma ma oggi
non più esistente, ndr] ritrovo abituale di molti di loro. Tra gli
arrestati c’erano anche Severino Deiuri, Lino Tambarin,
Massimiliano Trevisan e Adamo Trevisan. Furono ammanettati e condotti
nelle carceri di Monfalcone, dove si sentirono accusare di tentato
omicidio nei confronti di del loro compagno Ermino Rusig. Era tanto
evidente che si trattava di una montatura fascista che l’accusa non
resse all’evidenza e i quattro furono rilasciati (….) L’arresto
costò però a chi di loro era occupato al cantiere [si tratta dei
CRDA, ndr] il licenziamento. Mai nessuna indagine fu fatta per
assicurare alla giustizia i responsabili dell’aggressione che ebbe
conseguenze tanto gravi da condurre in breve tempo a morte la prima
vittima antifascista ronchese. Come ricorda ancora Mininel era il 25
oottobre 1926 quando il compagno Erminio Rusig morì a causa delle
ferite e delle percosse infertegli dai fascisti e dalle quali non si
era più ripreso. Al suo funerale, oltre alle ghirlande dei familiari
e parenti, spicca la ghirlanda dei compagni «al caro Erminio». Il
corteo si forma in piazza a Vermegliano e procede per tutto il viale
passando per piazza Oberdan sulla quale sosta parecchia gente. Tra di
essi anche il commissario prefettizio di Ronchi, avvocato Parlati,
che lascia trasparire commozione a quella vista. La bara era portata
a spalla da giovani: nessuno superava i trenta anni. L’indomani il
famigerato Colasanti tentava ancora di violare la fossa dove era
sepolto Rusig con il pretesto che c’erano garofani rossi, ma fu
impedito a farlo dal commissario Parlati.”)
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