C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Dallo squadrismo dato a chi contesta alle falsità sulla non privatizzazione della scuola pubblica



Il Ministro dell'Istruzione ha liquidato, come "squadristi" docenti, studenti ed attivisti, che a Bologna, in modo rumoroso, hanno osato contestarla. Dice di essere esperta di linguistica. Cosa dice il vocabolario Treccani sul concetto di squadrismo? " (...) L’organizzazione, l’impiego e l’attività di squadre d’azione, a fini politici di parte e intimidatorî. In partic., il fenomeno politico-sociale verificatosi in Italia dal 1919 al 1924, consistente nella violenza armata esercitata da squadre contro le organizzazioni avverse e i loro aderenti, sotto la giustificazione di una presunta carenza dei poteri pubblici". Dunque ha dato dei fascisti (?) a docenti, studenti ed attivisti, che a colpi di pentole e vivaci proteste, legittime nell'ambito del quadro democratico, hanno espresso tutte le loro preoccupazioni in relazione alla disastrosa riforma nota come #buonascuola? Da parte di un Ministro della Repubblica Italiana ci si deve aspettare un tono ed un linguaggio diverso. Accuse così faziose dovrebbero, da parte del Governo in carica, sollecitare una rimozione di quel Ministro dalle sue funzioni, per rispetto di chi protesta, di chi lavora nella scuola e manifesta tutte le sue legittime preoccupazioni.  Ma il Ministro dell'istruzione ha detto anche che loro non privatizzano nulla, in merito alla scuola e che non danno soldi alle paritarie.
Falso sia il primo caso, che il secondo caso.
Come funzionano, in linea di massima, le aziende? Il piano industriale, definito anche business plan, è il documento più importante per l'azienda, con il quale, sia dal punto di vista qualitativo, che quantitativo, si definiscono le strategie competitive dell'azienda, gli scopi, gli obiettivi strategici, per vendere il proprio prodotto, attirare clientela ed incrementare il profitto. I piani industriali, di norma, hanno una durata non inferiore ai tre anni e non superiori ai cinque anni, ma la maggior parte hanno durata triennale. Una volta definito il piano industriale, chiaramente l'azienda dovrà adeguare il proprio organico, che dovrà essere funzionale a soddisfare gli obiettivi come definiti nel piano industriale. Il personale verrà assunto, od a termine, od a tempo indeterminato, attingendo principalmente dal territorio, dagli uffici di collocamento territoriale od attingendo dalle note agenzie di somministrazione, anche perché il legame con il territorio è fondamentale. Ebbene, tutto ciò ricorda qualcosa?  Andando a leggere la riforma sulla #buonascuola, le analogie tra piano triennale, organico funzionale, ed albo territoriale, con tutto quello che ora ho sinteticamente enunciato sono incredibilmente consistenti. Le scuole diventeranno aziende, funzioneranno come le aziende, con parole d'ordine chiare, quali produttività, efficienza, competitività, profitto, meritocrazia funzionale alla concorrenza per sfornare non più cittadini, ma lavoratori . E' pacifico che in tale sistema la libertà d'insegnamento non ha più ragione di esistere, perché sarà semplicemente condizionata dalle esigenze del mercato, ergo da chi finanzierà la scuola per soddisfare gli obiettivi del piano triennale che dovranno essere determinati aprendo le scuole a soggetti terzi, quali imprese,e privati. Non è demagogia, ma una constatazione, scioccante forse per alcuni aspetti, ma ad oggi, siamo ad un passo dall'approvazione di una riforma che chiuderà definitivamente il ciclo della scuola pubblica per aprire il ciclo della scuola azienda con partecipazione mistra tra pubblico e privato.

Per la questione soldi alle paritarie, in verità nel DEF è previsto un miliardo di euro per le scuole paritarie da distribuire in cinque anni.

Marco Barone 

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